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ii. i romanzi cavallereschi i5

e dalla scienza, dal reale sia della natura sia dell’uomo collettivo sia dell’uomo individuo (realtà naturale e storica); la scienza è la spiegazione del reale secondo lo stato in cui si trova l’intelligenza più o meno perfetto.

Supponete che la realtà sia tanto determinata dalla storia e dalla scienza da prendere una forma fissa, che non solo sia così compiutamente determinata ma anche la spiegazione ne sia stata ricavata, allora non trovate più materiali liberi da lavorare a vostra posta. La storia e la scienza non sono più materiali della poesia, ma limiti ma muri che le dicono; non andrai più in là. Quindi non è possibile la poesia epica se il contenuto non è poco penetrato dalla storia e dalla scienza.

Se consultiamo la storia dell’arte scorgiamo che i più grandi monumenti poetici sono stati tutti eretti quando la storia e la scienza erano ancora fanciulle. A mano a mano che queste divengono adulte il campo della poesia si restringe. Per esempio ove un poeta volesse rappresentar Giulio Cesare tutti i fatti del quale sono determinati dalla storia e sono accettati da tutti come gli hanno presentati gli storici, egli scenderà nell’interno dell’animo suo, ne rappresenterà i pensieri, le passioni. Non vi è più l’arte pura, ma una transazione con la storia; non vi è più il poema, ma il poema storico, non vi è più romanzo, ma romanzo storico, non vi è più tragedia, ma tragedia storica, finché venga un tempo in cui l’arte non sia più gustata e sparisca senza morire per risorgere sotto altre condizioni.

Applichiamo questi principi al tempo che analizziamo. Il romanzo cavalleresco è uno dei soggetti che lasciano pili libera l’immaginazione. In que’ tempi non che i fatti molto remoti ma di un secolo addietro non erano fissati. Non vi erano storie ma magre cronacacce latine che conservavano il fatto principale senza nessun particolare; questi venivano tramandati per tradizione: la materia veniva trasmessa a’ romanzieri così guasta ch’essi potevano facilmente maneggiarla a modo loro.

Non solo il romanzo cavalleresco era poetico in quanto non era penetrato dalla realtà, ma anche perché la scienza lasciava nelle tenebre tutti i fatti importanti e storici. Non potendo spiegare i fatti naturali e storici per mezzo delle leggi della na-