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francesco de luca 245

gegno semplice, come il suo carattere, dove con rara mescolanza si trovava insieme limpidezza ed acutezza. Ingegno nutrito da una varietá di conoscenze, che nessuno mai avrebbe sospettata in lui, cosí parlava modesto. Catanzaro lo vide a venti anni dettare scienze fisiche e matematiche a numerosa gioventú, primo esempio colá d’insegnamento privato. Piú tardi sorgeva principe tra quegli avvocati, e cresceva la sua fama in Napoli, dove sali ai primi gradi nella pubblica opinione, in un fòro giá celebre per antiche e per nuove illustrazioni. Giureconsulto distinto, versatissimo nelle cose commerciali e finanziarie, scriveva corretto e rapido, senza fronzoli, tutto cose.

Con questo ingegno, con questi studii venne alla Camera, e parlava colá in pubblico con quel tono sicuro, andante e familiare che aveva in privato, semplice e serrato, tutto nel suo argomento, intento piú a dir giusto e vero, che a fare effetto. Non ricordo mai che abbia parlato della sua persona, dei suoi meriti politici, del suo patriottismo, della sua prigionia, delle patite persecuzioni e diffidenze borboniche. Sapeva che il patriottismo è un puro atto di dovere, e cessa di essere un merito quando se ne mena vanto e se ne fa un titolo a ricchezze, a onori, a preminenze. Io stesso, che pure era in tanta dimestichezza con lui e con la sua famiglia, ignorava quanto quest’uomo ha amato il suo paese e quanto per il suo paese ha sofferto. Io l’ho trovato sempre sobrio intorno agli altri, e chiuso intorno a sé. Sembrava quasi che la sua mano sinistra ignorasse quegli atti di caritá e di beneficenza di cui era ministra la destra. Né io sapeva, e non sapeva nessuno, che fattosi con l’avvocheria un lauto patrimonio, lo ha lasciato diminuito e indebitato, aiutando tutte le miserie, senza riguardo di partiti. La sua casa era un asilo a tutte le sventure. I liberali vi trovavano simpatia e protezione, e anche gli avversari non domandavano invano. Modesto e quasi stretto con sé, largo con gli altri. Spesso aveva ospiti. Io stesso sono stato piú volte ospite suo. Tanto stimato era lui, e la sua casa tenuta un cosí sicuro asilo, che Missori, Miceli e Nicotera dopo Aspromonte non cercarono rifugio che presso di lui e in casa sua. Quest’uomo a cui l’ospite