Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/256

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luigi settembrini 25i

sue predilezioni di artista, i colori mobili della sua fisonomia. Certo ne’ suoi Ricordi troveremo quella compiuta fusione, che un uomo cosí personale può solo attingere, rappresentando se stesso.

Sereno nel martirio, quando la patria fu serva. Luigi lasciò al volgo i volgari godimenti della patria libera. Nulla chiese. Aveva ottenuto tutto, piú forse che non aveva sognato: Italia, libertá, e un re unico, come ei lo chiamava, verso il quale, come avviene nelle anime credenti, aveva un affetto che rassomigliava all’entusiasmo di un santo. I re ignorano spesso quelli che li amano; perché l’amore vero ha il suo orgoglio, e non è uso a strisciare o corteggiare. Il buon Luigi con questi suoi amori in petto tutto lieto si rimise agli studi, scrittore e professore; stimando con ragione che il miglior servigio al suo paese, consacrata gran parte della vita all’Italia presente, era consacrare gli ultimi anni all’Italia futura, educando la gioventú.

Eppure, amici miei, voi non avete ancora conosciuto quest’uomo. Voi non sapete la grandezza di quel cuore, la sinceritá di quella fede, la fortezza di quella tempra. Udite, udite lui stesso. I giudici da sedici ore discutevano sulla sentenza; lieve speranza avanzava dell’ergastolo; stava in cappella, con la forca innanzi agli occhi. E prende la penna e scrive alla sua compagna, alla sua Gigia: udite; questo è scritto di sua mano:


i° Febbraio i85i, ore 8 del mattino.

«Io voglio, o diletta e sventurata compagna della vita mia, io voglio scriverti in questo momento che i giudici stanno da sedici ore decidendo della mia sorte.

«Se io sarò dannato a morte non potrò piú rivederti, né rivedere le viscere mie, i miei carissimi figliuoli. Ora che sono serenamente disposto a tutto, ora posso un poco intrattenermi con te. O mia Gigia, io sono sereno, preparato a tutto, e, quello che piú fa meraviglia a me stesso, mi sento la forza di dominare questo cuore ardente che di tanto in tanto vorrebbe scoppiarmi nel petto. O guai a me, se questo cuore mi vincesse. Se io sarò dannato a morte, io posso prometterti sul nostro amore e sull’amore dei nostri figliuoli, che il