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ADOLFO THIERS
Di quest’uomo di Stato leggo una folla di aneddoti e fatterelli, che me lo impiccoliscono, e molti giudizi contraddittorii che me lo annebbiano. E io lascio per poco la serie de’ miei pensieri, e medito questo caro morto.
Un caro morto anche a me, che nella prima giovinezza stavo intere ore a leggere i Débats nel caffè del Gigante, tutto dentro in quelle discussioni parlamentari, e mi sentiva ridere la faccia, quando veniva un discorso di Thiers, il piú simpatico, a me, come Guizot era il piú antipatico. Misteri del cuore!queste antipatie e simpatie di quel tempo mi sono rimaste.
Il criterio letterario è oramai piú sicuro che il criterio politico. Tutti sono d’accordo intorno al valore letterario di Thiers. L’uomo politico è diversamente giudicato.
Mi ricordo uno scrittore spagnolo, che classificando gli oratori della tribuna francese secondo i loro principii, giunto a Thiers, disse: Thiers è Thiers. E voleva dire che non aveva altro principio che lui, voltabile secondo il vento.
Questo giudizio era comune a parecchi, ed era giustificato da molte apparenze. Ma l’uomo era migliore che non appariva. Cervello attivo, pieno di verve, girava, girava molto, e gli uomini superficiali e pedanti notavano la giravolta, e non osservavano il punto fisso, l’unitá della sua condotta.
I punti fissi intorno a cui si dimenava quell’ometto irrequieto, erano la Francia e l’ottantanove. Fu il piú francese de’ francesi, come Palmerston fu detto per eccellenza l’inglese. E fu con la Francia nuova, con quella Francia dell’ottantanove