Vai al contenuto

Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/28

Da Wikisource.

iii. il «morgante» 23

sciutisi. Orlando passa con armi e bagagli, cioè con Morgante e il battaglio, dalla parte di Meridiana. Manfredonio è battuto e scornato.

Qui il poema sarebbe finito. Ma vi è un folletto che dà la corda all’oriuolo. Comincia un’altra tela. Questo spirito è Gano maganzese, che odiava Rinaldo e vagheggiava Montalbano. Informato di quanto succedeva in Pagania, scrive ad Erminione, al quale Rinaldo aveva ucciso il padre, così accortamente, che lo determina a spiccare un salto in Francia con ottocentomila uomini e due capitani, Lionfante e Mattafolle, dei quali il primo assedia Montalbano e il secondo sfida, scavalca e fa prigioni tutti i paladini. Frattanto, i paladini partono per soccorrer Carlo. Uccidono tutta la famiglia di Erminione e sono raggiunti in Danimarca da Meridiana con un esercito. Erminione è vinto in duello, Gano è scornato, e il poema è finito una seconda volta.

Ma ci è il nostro ragnatelo che, appena spazzata una tela, ne tesse un’altra. Gano susurra ai Parigini che Carlomagno è traditore. Si fanno per le vie delle barricate, che allora si chiamavano «serragli». Ma i Paladini domano la plebaglia e scacciano i Maganzesi. Quindi viene una festa. Ulivieri e Rinaldo cominciano a giuocare a scacchi. Quindi fa tu, fo’ io, che è, che non è, si cominciano a chiamare ladro e assassino. Carlomagno sopravviene per rappattumarli. Ma Rinaldo la piglia con lui, lo insulta, e finalmente se ne va via insieme con Astolfo, condannato ad esilio perpetuo dalla Corte. Per dispetto, fannosi malandrini. Rubano e assassinano. Un di, venuti presso Parigi, odono d’una giostra. Travestiti, scavalcano tutti. Ma, sorto sospetto del loro vero essere, accade un serra serra: ed Astolfo, rimaso in mano di Gano, è condannato da Carlomagno, malgrado le supplicazioni del popolo e del padre, alla forca. Ma Orlando e Rinaldo si appiattano e lo liberano quando stava per sentire il nodo al collo. Rinaldo avrebbe volentieri ucciso Carlomagno; ma Orlando intercede. Gano è sbandeggiato. Carlo si rappacifica con Rinaldo; il poema è finito.

Ma Gano non vuol che finisca: tende agguati, prende Ricciardetto e lo consegna a Carlomagno, che vuole impiccarlo. Orlando