Pagina:De Sanctis, Francesco – La poesia cavalleresca e scritti vari, 1954 – BEIC 1801106.djvu/289

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quella sua fronte schietta e mesta, con quegli occhi pensosi: la sua poesia è chiara come uno specchio, e ci si vede tutta la sua immagine. E quando penso a tante altre creature angeliche, che col crescer degli anni non sanno resistere al riso ironico del mondo, infino a che ridono esse prime della loro antica anima e non la riconoscono più e la rinnegano; io non so, me ne rimprovero quasi, ma pure il dirò; sento come un’amara gioia che questa cara giovinetta sia morta, morta nel fiore della innocenza, pura e santa come ella era discesa dalle mani di Dio. La morte ha reso indestruttibile la sua immagine, e voi potete contemplarla ed amarla, senza temere che il disinganno vi costringa un giorno a scacciarla dal cuore e a dire amaramente: — Io m’era ingannato — . Povera Nannina! la tua poesia fu come il canto del cigno, un ultimo lamento funebre che recitasti a te stessa! Eri sola nella tua cameretta; sola e trista; ti sentivi morire, Nannina! Quando la tristezza ci vince, sentiamo come una specie di voluttá a ruminare pensieri di morte e ci compiacciamo a circondare il nostro letto di tutte le immagini piú care al nostro cuore; la buona Nannina avea due cose care, un fiore e la mamma, i primi amori delle fanciulle: beate se anche donne conservino viva nel cuore questa doppia poesia, guardia della loro virtú! I fiori, la mamma e la morte, ecco le immagini che fluttuavano innanzi alla giovinetta, gittando giú sulla carta questi versi:

    O cara mammola,
Fiore gentile.
Che t’apri all’aura
Mite d’aprile;
    Perché si timida
Stai fra l’erbetta
O soavissima
Mia mammoletta?
    Forse non meriti
Fra gli altri fiori
Dall’alme ingenue
I primi onori?
    Stellato e candido
È il gelsomino.
Ma è fior sazievole,
È fior meschino.
    Il doppio calice
Apre la rosa.
Ma punge e levasi
Troppo orgogliosa.
    È la camelia
Leggiadro fiore,
Ma non confortaci
D’alcun odore.