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SULLA «VIOLA MAMMOLA» DI NANNINA AMATA

a’ miei giovani


La prima volta ch’io son venuto qui, desideravo tanto di trovare in voi degli amici, e non lo speravo. Io mi lasciava dietro tanti cuori che battevano per me, e spesso, lo confesso, parlando a voi, io pensava a’ miei cari. Mi pareva che quelli solo sapessero amare, e che nessuno mi potrebbe essere amico al pari di loro. Ma l’uomo lontano è a poco a poco dimenticato e tenuto come morto; poco tempo è scorso, e giá chi volete che pensi piú al povero professore? Io mi sento solo, piú che mai solo; e non mi rimane che il vostro affetto. Siete stati si buoni con me; mi avete date tante testimonianze di stima e di amicizia; il vostro professore comincia ormai ad aver piú confidenza in voi, e ve ne fa fede, aprendovi con tanta effusione il suo cuore. Voi troverete in me la stessa caldezza d’affetto, lo stesso zelo; e quando acquisterete piú larga conoscenza del mondo, quando con dolorosa maraviglia vedrete intorno a voi cangiarsi persone nelle quali avrete avuto piú fede, se vi ricorderete ancora del vostro professore, direte: — Egli si che ci amava! e non si è cangiato mai; la natura gli aveva dato un nobile cuore — .

Nel semestre passato una poesia del Manzoni ci è stata cara introduzione agli studi; ora voglio che la nostra stella mattutina sia la santa immagine di una giovinetta di quindici anni. Io non l’ho mai veduta; eppure, dopo che ho letto alcuni suoi versi, mi par di conoscerla; e spesso me la veggo venire innanzi con