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iii. il «morgante» | 53 |
d’Olimpia che abbia il naso e i capelli ecc. cosí e cosí. Sappiamo che è bionda solo quando Bireno l’abbandona:
E i capei d’oro a chiocca a chiocca straccia. |
La forma è congiunta col sentimento.
Prendete invece Antea, la piú bella fra le donne del Pulci.
E parevan di Danne i suoi crin d’oro. Ella pareva Venere nel volto: Gli occhi stelle eran de l’eterno coro. Del naso avea a Giunon l’esemplo tolto: La bocca e i denti d’un celeste avoro, E ’l mento tondo e fesso e ben raccolto; La bianca gola e l’una e l’altra spalla Si crederria che tolto avesse a Palla. E svelte e destre e spedite le braccia Aveva, lunga e candida la mana, Da potere sbarrar ben l’arco a caccia, Tanto che in questo somiglia Diana: Dunque ogni cosa par che si confaccia, Dunque non era questa donna umana: Nel petto larga quanto vuol misura, Proserpina parea ne la cintura. E Deiopeia pareva ne’ fianchi, Da portare il turcasso e le quadrelle... |
Tutto questo è goffo: Antea non esisteva innanzi a lui. Per descriverla, infilza sconnessamente tanti nomi mitologici. L’immaginazione lo serve male a rappresentar le forme; rappresenta ridicolmente anche quando vorrebbe esser serio.
Ha egli almeno immaginazione pe’ sentimenti, tolta a prestito dalla sensibilità? No: non ha cuore; è negato a quanto sa di serio. Abbondano nel poema le situazioni tenere ed affettuose: fanciulle rapite e liberate; giovanette che si gettano dalla finestra abbandonate dagli amanti, o tradiscono il padre; fratelli che si riconoscono. Se ne esce pel rotto della cuffia; o