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54 | la poesia cavalleresca |
volendo far l’affettuoso, mentre tenta di mascherarsi nel manto di Calliope, gli spuntano le corna del satiro e fa ridere a proprie spese.
Morgante domanda a Fiorinetta, che due giganti avevano rapita ed un leone custodiva, chi fosse. Momento drammatico e serissimo, che vi ricorda subito l’incontro d’Isabella con Orlando:
— ...Isabella son io, che figlia fui Del re mal fortunato di Gallizia: Ben dissi fui: ch’or non son più di lui, Ma di dolor, d’affanno e di mestizia: Colpa d’amor; ch’io non saprei di cui Dolermi più, che de la sua nequizia: Che dolcemente ne’ principi applaude, E tesse di nascosto inganno e fraude... — |
Ecco come risponde Fiorinetta:
— ...O padre, o madre, o fratelli, o sorelle, O dolce amiche, o compagne, o parente; O membra afflitte, lasse e meschinelle, O vita trista, misera e dolente; O mondo pazzo, o crude e fere stelle, O destino aspro e ’ngiusto veramente; O morte, refrigerio a l’aspra vita. Perché non vieni a me? chi t’ha impedita? È questa la mia patria dov’io nacqui? È questo il mio palagio e ’l mio castello? È questo il nido ov’alcun tempo giacqui? E questo il padre e ’l mio dolce fratello? È questo il popol dov’io tanto piacqui? È questo il regno giusto, antico e bello?. È questo il porto de la mia salute? È questo il premio d’ogni mia virtute? Ove son or le mie purpuree veste? Ove son or le gemme e le ricchezze? Ove son or già le notturne feste? Ove son or le mie delicatezze?... — |