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22 primo corso tenuto a torino: lez. iii


sorpresi l’artista: l’altro mondo eterna le loro passioni, eterna la terra, e nel tempo stesso, trasportandola nel suo seno e ponendole dirimpetto l’immagine dell’infinito, ne scopre il vano ed il nulla: gli uomini sono gli stessi in un teatro mutato, che è la loro ironia.

Questa unitá, profondata nell’imo stesso della situazione, balena al di fuori nelle piú varie forme, ora in un’apostrofe, ora in un discorso, ora in un gesto, ora in un’azione, e quando nella natura e quando nell’uomo, e la sua espressione piú energica è Dante stesso, coscienza ed unitá personale di tutta quella vasta comprensione che dicesi Divina Commedia. L’unitá interiore ed impersonale è la stessa comprensione, vivente, indivisibile unitá organica, i cui momenti si succedono nello spirito del poeta, non ordinati pedantescamente, come morto aggregato di parti separabili, ma penetrati gli uni negli altri, mescolantisi, immedesimantisi, com’è la vita nella sua veritá. Onde nasce che questa unitá, non concezione astratta, ma forza viva, che sottostá a tutta la composizione, può e deve accogliere in sé ogni qualsiasi varietá; e d’altra parte liberissima è la forma di visione che Dante ha data alla sua poesia; né è facile trovare alcun lavoro artistico, in cui il limite sia ad un tempo cosí preciso e cosí largo. Niente è nell’argomento che possa costringer l’autore a preferire questo o quel personaggio, questo o quel tempo, questa o quell’azione: tutta la storia, tutti gli aspetti sotto a’ quali si è mostrata l’umanitá sono a sua scelta, ed egli può a suo talento abbandonarsi alle sue ire ed alle sue predilezioni, ed intramettere nello scopo generale fini particolari senza che ne scapiti punto l’unitá del tutto. Il che non solo non è da apporglisi a difetto, anzi ciò dá al suo universo compiuta realitá poetica, vedendosi nella permanente unitá serbato tutto il vario che emerge dalla libertá dell’umana persona e dal particolare dell’accidente. Il poeta dee concepire il suo disegno largamente e non chiudersi in angusti cancelli e non legarsi egli stesso le mani: cosí Dante serba una severa unitá, ma tale che ne’ generali lineamenti si move con vario giuoco ogni maniera di contrasti, e il necessario è congiunto col libero arbitrio, e il fato col caso.