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26 primo corso tenuto a torino: lez. iv


vina Commedia l’epopea umana rimane puramente iniziale, un semplice germe, una base sulla quale altri potrebbe fondare il poema del medio evo.

Né poteva essere altrimenti: tolta alla terra e trasportata in cielo la societá, quelle forze non si possono piú estrinsecare in un’azione umana centrale, intorno a cui si raggruppino tutti gli accidenti, ma trapelano qua e lá in fatti scuciti e meramente individuali, o piuttosto in rimembranze di fatti, divenuti ombre anch’essi. La narrazione è quindi congiunta con l’impressione, con frequenti ritorni sullo stato presente, passionata sempre. I personaggi si trovano in uno stato eterno di passione, crucciati nell’inferno da martirii materiali e morali, tormentati nel purgatorio, ma confortati dalla speranza, nel paradiso ardenti di fede e di amore. E quando alle parole del poeta volgono il pensiero verso il passato, nuove passioni li infiammano senza cancellar le presenti, anzi mescolandovisi. Il simile è di Dante. Egli passa di maraviglia in maraviglia in costante innalzamento di fantasia; e lo vedi compreso de’ piú diversi affetti, di pietá, di dolore, di sdegno, di gioia, ora quasi apostolo e profeta e sacerdote, ammonendo dall’alto de’ cieli e riprendendo e minacciando, ed ora gittandosi d’improvviso in mezzo agli uomini e mescolandosi alle loro passioni. Egli è, per dir cosí, l’aria della poesia, che succede al recitativo, la stessa voce, il grido del cuore commosso, le stesse impressioni del lettore prevenute e rappresentate ora nella violenza delle apostrofi, ora nell’impeto eloquente dell’azione. Cosi noi lo vediamo venir meno di pietá a’ casi di Paolo e Francesca, render le frondi sparte per caritá del loco natio, accendersi di sdegno alle parole di Filippo Argenti, tempestare sopra Genova e Pisa, severo con Niccolò III, duro con frate Alberigo, affettuoso con Casella, sublime con Cacciaguida. Di che nasce l’impronta Urica dell’epopea dantesca, in cui di tutto il passato l’azione non ricomparisce se non come un fantasma che si vegga ondeggiare in lontananza, ma le impressioni ritornano tutte intere, fatte ancora piú vivaci dallo stato patetico e dal luogo in cui si trova il memore attore. L’elemento lirico vi si spiega riccamente e prende le forme piú svariate,