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il genere di poesia della divina commedia 25


In questa condizione la poesia non può essere che descrittiva, come sono tutte le poesie che hanno per argomento l’esistenza nella sua immobile estrinsechezza, le leggi della natura, le proprietá dell’universo o di una delle sue parti, i caratteri e le passioni dell’uomo, il poema di Lucrezio, le Georgiche di Virgilio, il Saggio sull’Uomo di Pope, e simili: ed in effetti il descrittivo si trova nella Divina Commedia in larghissime proporzioni. E poiché il poeta non rappresenta nel suo immediato il mondo sensibile, ma lo concepisce e lo immagina con esattezza geometrica secondo un preconcetto tipo divino di veritá e di giustizia, nella materia sono visibili le leggi intellettuali e morali che l’hanno informata, e perciò il razionale vi penetra dappertutto e s’inframmette al descrittivo. Il quale elemento didascalico non consiste in osservazioni staccate e libere mescolate con la descrizione, ma è, come ognuno vede, parte sostanziale della concezione: né giá vi rimane implicito, anzi l’autore rassomiglia ad un architetto che mostra il suo edilizio a parte a parte ed insieme dichiara il disegno e lo scopo e le leggi da lui seguitate: egli è non solo il poeta, ma il filosofo del suo mondo. Sotto questo aspetto la Commedia può essere ben definita un poema epico descrittivo-didascalico, il poema sacro, l’ultima parola di Dio, la creazione finale a sua perfetta immagine, in cui la materia è pienamente doma e penetrata dallo spirito, e la poesia dalla scienza: onde le forme necessarie di questo universo teologico: il descrittivo e il didascalico. Ma la concezione dantesca è ancora piú vasta. Con Dante vi entra l’accidente ed il tempo e la storia e la societá in tutta la sua vita interna ed esteriore, religiosa, morale, politica, civile: onde nel seno dell’epopea divina germoglia l’epopea umana, il poema eroico e nazionale. Non vi è azione. E che importa? Il sostanziale di una epopea non è l’azione, ma le intime forze sociali onde quella move; e squallide sono le epopee di Lucano, del Voltaire, del Trissino, perché questa unitá interiore vi è debolissima. In Dante si mostra con una vivacitá omerica ed ariostesca, e dico cosí, perché parmi che in Omero soprattutto e nell’Ariosto queste forze interne paion fuori nella massima loro limpidezza. Ma nella Di-