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28 primo corso tenuto a torino: lez. iv


è un di fuori, che il poeta, messo in certa lontananza, contempla e descrive. Nella lirica vien su il subbietto, il poeta che si mescola con l’universo ed effonde le sue impressioni in sentimenti e riflessioni. Nel dramma l’azione ha il suo significato come effetto di caratteri e di passioni, che si manifestano nella loro intrinsechezza per bocca degli stessi attori, senza opera di poeta. Ma al di sopra di queste distinzioni astratte stanno le poesie primitive, vere enciclopedie, bibbie nazionali, non il genere, ma il tutto, che contiene in sé il germe di ogni varia esplicazione dell’arte posteriore.

Di tal fatta è la Divina Commedia, che per vastitá di contenuto entra a tutte innanzi, o, per dir meglio, essa è il contenuto universale, di cui tutte le poesie non sono che frammenti. Essa abbraccia tutto il circolo della creazione, sfera immensurabile del mondo divino conforme alla morale veritá, sfera immobile entro di cui si movono tempestosamente tutte le passioni terrene. Essa non è dunque questo o quel genere di poesia, ma tutta la poesia in tutte le sue forme essenziali: e però nessuno di questi generi è perfettamente esplicato e distinto, ché cosí quell’uno annullerebbe in sé tutti gli altri: l’uno entra nell’altro, l’uno si compie nell’altro. Siccome i due mondi sono cosí unificati che voi non potete dire: — Qui è l’uno e qui è l’altro — ; cosí i diversi generi sono fusi in maniera che nessuno può segnare i confini che li dividono, né dire: — Questo è assolutamente epico, questo drammatico — . E questo è, perché il fondo interiore della Divina Commedia non è sistematico, una concezione astratta secondo questo o quello esemplare, questa o quella regola, ma sgorga spontaneo e naturalmente dalle viscere del subbietto; e noi abbiamo veduto che le condizioni vitali della situazione richiedono la unificazione de’ due mondi e de’ tre generi, tutto l’universo e tutta la poesia.

La critica suole astrarre ed analizzare; ma qui l’analisi è una mutilazione: la poesia dantesca non può essere compresa che come tutto, come unitá superiore alle distinzioni poetiche: e chi vuol cacciarla per forza nei cancelli aristotelici proverá quell’impaccio in cui si trovò il Tasso quando si studiò di definirla con l’Iliade innanzi e con Aristotile in mano.