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32 primo corso tenuto a torino: lez. v


distanza di secoli s’incontrano e si riconoscono. Io non posso stendermi piú; ve ne darò un esempio. Gli antichi rappresentavano la Fortuna in forma di bellissima donna che gira intorno ad una ruota velocissimamente. Volete voi ora sapere che cosa diviene questa ruota in Dante? Un pensiero puro.

                                         Necessitá la fa esser veloce.                

È la spiegazione di quello che nell’antico è rappresentato; è il corpo dissolutosi in pensiero; è l’intelligenza che spodesta la fantasia: in questi termini la poesia è morta: il tempio è spogliato delle sue statue, anzi il tempio stesso è crollato. Ma no: Dante non si sta contento a questo. La Fortuna non è per lui un concetto, ma una Dea, che in mezzo al tumultuoso fervore delle ire mortali serba l’immortale serenitá di un Dio di Omero.

                                         Ma ella s’è beata e ciò non ode:
Con l’altre prime creature lieta
Volve sua spera, e beata si gode.
               

È una rappresentazione greca entro di cui si move visibile il pensiero; è la statua greca, ma con gli occhi mobili, finestre dell’anima, che di quivi trasparisce. Nella storia della poesia cristiana appariscono come necessari momenti l’allegorico e il didascalico: noi li troveremo nella Divina Commedia. Questo noi possiamo spiegarlo e scusarlo in Dante, dobbiamo vituperarlo nei moderni. E poiché ad una critica decrepita, che poneva ogni valore nelle parole, è succeduta una critica astratta, che guarda principalmente al concetto; poiché ad una poesia vacua e sonora, vox et praeterea nihil, è succeduta in alcuni una poesia metafisica e nebulosa, non si stimerá soverchio che io insista su questo punto. Il pensiero, o me lo prendete nella sua severa astrattezza, o me l’ornate di figure e di tropi, o me lo vestite di un leggiadro velo simbolico, può ben essere un accessorio, non mai il sostanziale di una poesia. Il pensiero in quanto pensiero è fuori dell’arte. Che cosa è il pensiero per un