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60 primo corso tenuto a torino: lez. ix


Cosi, perché la poesia era creduta menzogna, veniva falsata la sua natura: di errore nasceva errore. L’uno e l’altro errore è stato a’ nostri giorni rinnovato dalla critica romantica nella sua prima naturale esagerazione. La letteratura classica era andata a finire in un mero giuoco di frasi e di parole: indifferente alla materia, non davasi pensiero che della nuda veste, la quale ella nella sua grettezza chiamava la forma. Onde la nuova critica, gittandosi nell’opposto, reputa libere e indifferenti le forme, e sostanza della poesia il pensiero. Parimente l’antica poesia veniva a risolversi, secondo il corso ordinario delle cose, in un ideale fattizio e di convenzione, lasciando da parte ogni determinazione di luogo e di tempo; e la nuova critica pone per fondamento della poesia la realtá, l’imitazione della natura. Di qui due scuole: l’una che pone l’essere della poesia nel pensiero, errore che abbiamo giá combattuto; l’altra che fa della poesia creatrice un’arte imitativa. Questa teorica sostenuta dal Diderot co’ precetti e con l’esempio si è ita di Francia allargando in Alemagna ed in Italia: la famiglia, la societá, le diverse classi, ciascun tempo storico, il medio evo soprattutto, ha avuto i suoi scrittori; e la poesia e la storia amicamente congiunte hanno generato generi misti di scrivere, venuti in tanto favore ai nostri tempi: romanzo storico, dramma storico, poema storico, novella storica e simili.

Che cosa è avvenuto? I sistemi critici non operano in tutte le loro ultime conseguenze se non sugli ingegni mezzani, i quali tanto sono piú logici, quanto hanno minor senso di poesia; negli ingegni privilegiati essi generano una certa disarmonia di esecuzione, la quale si mostra visibilmente nelle opere d’arte di Dante, del Tasso, del Corneille; se non che il vero ingegno può esser travagliato, ma non sopraffatto mai da’ sistemi, ed il sentimento vivace dell’arte trionfa a lungo andare di tutte le opinioni preconcette. Il che spiega perché talora di una scuola falsa nascono capilavori, i cui difetti sono frutto del sistema e la cui parte immortale è divina figlia del genio. Certo il poeta dee cercare la sua ispirazione in mezzo alla realtá, della quale esser dee praticissimo; ciascuno ha sortito da natura la sua parte di cielo