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Lezione XI

[DANTE SPIRITO DOMMATICO]


Dante fu dottissimo. Abbracciò tutto lo scibile, senza lasciarvi orma del suo pensiero.

La dottrina era a quel tempo cosí rara, ci era mezzi si scarsi di acquistarla, che bastava essa sola a procacciar fama di grand’uomo. E Dante fu celebrato meno per la grandezza dell’ingegno, che per la copia e varietá delle sue conoscenze; perché ad estimar l’ingegno pochi hanno valore; laddove tutti giudicar possono della dottrina che è un fatto materiale. Aggiungesi che Dante stesso si teneva da molto, perché avea molto imparato; il desiderio di farne mostra è visibile nelle sue opere. Teologia, filosofia, storia, mitologia, giurisprudenza, astronomia, física, matematiche, rettorica, poetica, fece suo tutto il mondo intellettuale di quel tempo. E se vi si aggiungono le peregrinazioni, e le ambascerie, che gli porsero modo di conoscere tanta varietá di uomini e di cose, si può senza esagerazione affermare che di esperienza e di sapere avanzò tutt’i contemporanei. Né di tutto questo avea giá notizia superficiale; perché non ci è idea ch’egli non esprima con chiarezza, e con vera padronanza per rispetto al contenuto ed alla terminologia. Avea dunque sode cognizioni; e nondimeno nessuno può dire ch’egli sia stato filosofo, o fisico, o matematico, ecc. Perché a meritare davvero tal nome non si richiede semplice notizia delle cose, ma che la mente vi lasci un vestigio della sua attivitá. Ora a Dante mancò non la pazienza e non la meditazione, ma una certa libertá di spirito,