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82 primo corso tenuto a torino: lez. xii


abbia occhi belli e che gli occhi di un uomo s’incontrino in quegli occhi e ne ricevano una potente impressione, quegli occhi avranno la virtú di trasfigurare tutta la donna: le sue parti brutte rimangono come reali, ma scompariscono davanti alla fantasia; e dal momento che l’uomo se ne accorge la fantasia si è raffreddata: l’amante cessa di amare ed il poeta cessa di poetare. Cosi a trasfigurare il brutto basta un tratto solo, il quale riveli al di fuori tutta una vita interiore che si agita sotto la materia deforme. Date al brutto l’occhio, vale a dire la sua espressione, dategli il suo concetto, la sua anima, ed esso diventerá artistico. Il concetto può essere fuori di lui e basterá a renderlo sacro e bello, come gl’idoli mostruosi degli orientali e le cerimonie del paganesimo, assurde in sé e ridicole, cosa seria finché in quelle si riconosceva la stessa idea divina. Questo non è che un grado imperfetto di poesia, il brutto simbolico, il quale, spento il concetto, rimane brutto. Cosi il sole fa risuonare armoniosamente la statua di Memnone; e, quando esso tramonta, non rimane che la statua immobile e inanimata, pietra dura e scabra, i piedi l’uno nell’altro e le braccia al di dentro. E perché? Perché la statua non ha la luce e la musica dentro di sé, ma le riceve dal di fuori, ed è pietra che è mossa da un impulso estrinseco, non un essere vivente che cammina per virtú propria.

Quando il concetto è interiore, esso diviene spirito. Il piú basso suo grado è la malizia, qualitá degli uomini difettivi e mediocri, il brutto che ha giá coscienza di sé innanzi agli altri e cerca di supplirvi con l’astuzia e la frode. Tipo inimitabile di questo primo sorgere dello spirito congiunto con la volgaritá e la rozzezza è il Sancio Panza. Cosi il brutto diviene ridicolo, e dal punto che fa ridere cessa di essere brutto, ed appartiene alla commedia, alla satira, alla caricatura.

Nella forza fisica il brutto diviene sublime, poiché l’effetto della forza che trascende i limiti dell’ordinario in un aggregato informe di materia risveglia non la deformitá esterna, ma il concetto generale di forza, di modo che la faccia vi sparisce davanti e vi rimane l’indeterminato dell’infinito, un fulmine che ammucchia rovine, un vento che muove tempesta. Quando