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96 | saggi critici |
grande melodia. Bellissima forma del verso endecasillabo è quando l’accento, che cade naturalmente nella sesta, si urta immediatamente in un altro accento, si che la voce nell’atto di far pausa si rialza di nuovo, e n’esce un doppio rimbombo, un settenario ch’entra romorosamente in un quinario. Eccone degli esempi:
Che guatando con giusta ira i viventi, Volean celar gli offesi occhi per sempre. Le snelle forme e il lungo arco del collo. Ma sullo scolorato arco de’ labbri. E gli occhi allo sferlato arco d’argento. Sotto il negro e potente arco de’ cigli. E udir per la tacente aura una voce. Venir per le tranquille aure a quel loco. Le toccò delle larghe ali di foco. Le sonanti curvando ali all’ingiro. |
Prati ha per questa forma una certa predilezione, ed a ragione; perché questo verso congiunge con una ambiziosa sonoritá grande maestá e decoro, che gli viene dalla lentezza con cui dopo quella fragorosa intonazione va a terminare, non incontrandosi piú accenti che sulla penultima. Ma appunto perché questo verso fa effetto ed è quasi il colpo di scena dell’endecasillabo, va adoperato sobriamente e con intenzione. Qual è il suo significato quando il poeta dice:
E gli occhi allo sferlato arco d’argento Paralitica e scempia era Latona? |