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«satana e le grazie» di g. prati | 97 |
sará, quando mi parlerá di «un divino arco d’argento»? Lo stesso è quando il detrattore della poesia dice:
— O il tempo con sue fredde ali stridenti quelle fronti non tocca a corrugarle! — |
Il primo verso è bellissimo, ma troppo poetico per la vii plebe che schernisce la poesia: ed al contrario stupendo verso è un altro che succede, nonostante la sua apparenza prosaica:
Un suon di chitarrino o di mandòla. |
Verso plebeo in bocca a plebe: Dante ne è maestro.
Questa maniera di Prati è un vizio non naturale al suo ingegno, avendo egli, lo ripeto, una vera virtú immaginativa, e talora vede netto e dipinge bene, con semplicitá e con grazia: i suoi pregi sono la miglior critica de’ suoi difetti. Ne addurrò qualche esempio.
— . . . . . . L’ora del vostro Regno passò. Qualche scultor talvolta Vi modella e non piú. Canti il poeta Non ha per voi, né piú il pittor colora La vostra molle nuditá. Ché il mondo Si fe’ gretto e pinzochero, e uno scudo1 Le tre dipinte ignude oggi non paga. Il mondo è mio, fanciulle. Io voglio farvi Le regine del mondo. — E col lampo degli occhi e del sembiante L’altre due vi annuîr . . . . . . . Com’ei s’accôrse Della immortal fascinatrice, il libro, I ceri e l’ara in turbine confusi Gli balenâro al guardo: e in congedarsi Dalle pie turbe gli tremò su’ labbri Scolorati l’accento; e per paura La fronte si velar gli Angeli in cielo. |
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- ↑ Bellissimo verso.