Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/17

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delle «opere drammatiche» di f. schiller ii

i nomi diversi di due sole idee che agitavano allora i nostri padri, la passione de’ loro scritti, delle loro scuole, delle loro battaglie. L’istinto dei giovani è infallibile: non guasti da interessi o da preconcette opinioni, essi indovinano sicuramente nella viva contraddizione delle idee, quella del progresso e dell’avvenire: quella sieguono, quella amano, a quella consacrano l’intelligenza e la vita. Federico Schiller non dubitò punto: la sua filosofia fu il criticismo, la sua arte il romanticismo, il suo amore la patria e la libertá. Donde il concetto sostanziale de’ suoi drammi: l’uomo essere libero e morale vi apparisce con le sue credenze, col suo carattere, con le sue passioni, centro, principio e fine di tutti gli avvenimenti. È l’individualismo rilevato dal fango in cui l’aveano gittato i sensisti: è l’ideale, cioè a dire la stessa poesia, restituito in vita: è la libertá e moralitá umana rinnnalzata e glorificata.

L’individualismo è il concetto del dramma moderno: gli antichi rappresentavano la vita sotto altro aspetto. La vita è per essi un gran miracolo che adorano, compresi di religioso terrore, senza intendere, e senza pur cercare d’intendere: a modo che il semplice volgo trema della sinistra luce del lampo, di cui non sa né cura di saper la natura. Colpiti da quelle subite catastrofi che involvono nella stessa rovina innocenti e rei, e rammentano all’uomo il suo nulla, la vita è da loro significata sotto l’influenza irresistibile di una forza cieca incontro a cui non vale innocenza o fortezza, non Edipo, non Prometeo. Di che la semplicitá del dramma antico, e il breve giro dello spazio e del tempo: ché di niuna preparazione o antecedenti è mestieri all’azione fatale: è la folgore che scoppia ed uccide ad un tempo. All’uomo è dato cadere con dignitá, pati fortia; ma indarno ripugna alla onnipotente ira, onde spesso dall’altissimo grado di felicitá e di possanza ove lo colloca il poeta, ei cade precipite con immensa rovina: spettacolo di pietá e di terrore della greca tragedia. Il senso della vita si comincia a rivelare in Shakespeare: il miracolo scomparisce: il Fato è l’uomo. Egli non è piú il Dio degli Dei, ma sceso nell’ordine inferiore delle potenze soprannaturali col nome di strega, perde quella vita sua propria