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anima candida e semplice; e noi vi troviamo tutta la veritá della maraviglia, tutto il sapore delle poesie primitive. E nondimeno la poesia rimane moderna; perché le impressioni del pastore sono rappresentate in un modo assoluto e generale, si che paiono non giudizi puerili di un uomo rozzo, ma conformi al vero; il dottissimo poeta del secolo XIX, che pone quelle parole in bocca al pastore, ha aria di credervi egli pure; e ne risulta il senso occulto e moderno, che costituisce il fondo della poesia leopardiana, cioè che noi, sapienti del secolo XIX, ne sappiamo tanto, quanto quell’arabo pastore; lato tragico e straziante, per il quale al poeta è venuto fatto di aggiungere tanta tristezza a tanto amabile ingenuitá.

In questa poesia, al contrario, Schiller si vale di un mezzo artifiziale e direi quasi rettorico per aver modo di rappresentare tutti i lati curiosi di un problema e di poterlo risolvere. Rimangono bellezze di second’ordine; è un lavoro poco seriamente meditato, nel quale il poeta ha profuso tutta la ricchezza della sua immaginazione. Comincia con un calore, il quale si conserva insino alla fine con tanta uguaglianza, che ti par scritta di un getto. Descrive i vari intrecci della danza con molta vena, con delicati paragoni, con immagini pittoresche. Ed ha cansato un difetto comune a molte descrizioni; poiché in luogo di rappresentarvi nelle diverse sue parti uno spettacolo immobile, come è conceduto solo alle arti plastiche, vi pone innanzi una vista che cangia, ad ogni tratto, scene successive e sfumate: una vera azione in tutto il suo progresso. Siccome però il poeta spettatore prende il personaggio di un filosofo, che, in luogo di avvolgersi in mezzo al turbine della danza, se ne tiene lontano, a considerare e meditare; cosí quei particolari non sono rappresentati con quel disordine, che è proprio delle prime ed ingenue impressioni, ma raggruppati e disposti intorno ad un concetto. Il poeta vi vuol presentare dapprima un disordine apparente; il suo occhio, in mezzo a quella varietá di movimenti, si ferma su di una coppia che va e viene, apparisce e sparisce; e quando, smarrito in quel laberinto di passi, giudica tutto tumulto e confusione, si ravvede, ad un tratto, e scopre sotto a quel disor-