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«alla sua donna» poesia di g. leopardi 227

nel suo insieme costituisce una rappresentazione compiuta dello universo guardato dalla stessa altezza di Dante. Con questa differenza però: che Dante, dommatico e dottrinale, avea le debite fondamenta a costruire una «epopea», dove il Leopardi in tanta rovina di principii, con tanto scetticismo nella mente e con tanta fede nel cuore, non potea e non dovea darci che una «lirica» espressione dell’interna discordia, lamento della morte del mondo poetico, anzi della stessa poesia.

Non ho giá in animo di fare un lavoro sulla lirica del Leopardi: ché richiederebbe lunga fatica, forti studi ed omeri da ciò. Vo’ solo, come saggio, dire alcuna cosa della sua breve poesia Alla sua Donna.

Qualitá principale della poesia leopardiana è il significato generale ch’egli ha dato a’ suoi sentimenti. Il Betteloni, artefice non volgare di verso, ci ha dato alcune sue ultime poesie, nelle quali non ha saputo uscire dai suoi dolori, ed è rimaso una perduta eco malinconica in mezzo al frastuono sociale, lamento solitario di un’anima inferma in mezzo alla crudele indifferenza degli uomini. Ma nel Leopardi il dolore operò come le passioni in Dante: i quali non rimpicciolirono il mondo nel cerchio angusto de’ privati sentimenti, anzi seppero sprigionarsene e contemplarli artisticamente. Cosi, alzando a significazione generale i loro affetti, poterono amendue fondere in una sola personalitá ciò che la loro anima avea di piú proprio ed intimo e ciò che il concetto ha di piú estrinseco ed astratto: nella qual medesimezza è il miracolo dell’arte, ciò che dicesi creazione. Vediamolo in questa poesia.

Gli antichi sentivano che nel petto dell’artista si agita un non so che di divino; e, dando estrinsechezza a questa ignota possanza, generatrice dell’estro o del furore poetico, immaginarono la Musa e il dio dei carmi, Apollo. Era una spiegazione religiosa del fatto poetico, insufficiente ancora la scienza. La mitologia si è dileguata innanzi al pensiero adulto, ed oggi alla Musa è succeduto l’ideale, immagine tipica della bellezza, che si risveglia nella esagitata fantasia dell’artista allo spettacolo della creazione; o, per parlare con piú proprietá, l’ideale è lo