Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/24

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coscienza: e solo ci sta innanzi l’altezza d’animo della illustre colpevole, la sua rassegnazione, il suo infortunio. La tragedia è un lungo martirio, una espiazione, una catastrofe prolungata: l’amore di Mortimer e Leicester sono incidenti di un significato profondo. I deliranti abbracciamenti di Mortimer rammentano il bacio scolpito sulla fronte di Marion de Lorme: parte di martirio a Maria sono i desideri! che desta la sua infortunata bellezza, e l’audacia che ispira in quel supremo momento la sua passata fragilitá. Leicester è l’ombra del suo passato: l’ardore non è spento al tutto nel suo debole cuore, e noi assistiamo agli ultimi teneri moti di un’anima passionata che vanno ad estinguersi con l’ultima speranza di vita. La solennitá della ultima ora sgombra dalla mesta ogni pensiero terreno, e la colpa si allontana dal patibolo, e va a posarsi sul trono di Elisabetta. Ecco situazione propria della scuola francese: donde la magnifica unitá e semplicitá onde ella è condotta. Posso dire il simile del Don Carlo, quantunque per lo spazio angusto del tempo i fatti vi sieno troppo cumulati ed intrigati, e la parte politica si trovi meno nell’azione che nel facondo parlare del marchese di Posa. Nel primo suo dramma il giovane Schiller tentò d’imitare quella miracolosa larghezza di forme, che fa del dramma di Shakespeare un piccolo universo: né mi pare con successo. Di che non dirò altro; non volendo tener dietro a quei critici che parlano con severitá tanto importuna di un lavoro giovanile giudicato sapientemente dallo stesso autore. Piacemi invece di arrestarmi alquanto sul Wallenstein, parendo a prima giunta, se è lecito argomentarlo dalle ampie proporzioni, che in questo l’autore abbia mirato a piú vasto concetto. Pure dirò liberamente il mio avviso. Se il Poeta avesse compreso l’intero concetto del Wallenstein in tre stadii distinti della sua vita e in ampia tela rappresentato questo personaggio: prima da umili principii salire ad altissimo grado di potenza e di gloria, ubbidito, adulato; poi mirare ancora piú alto, tanto acquistando di ambizione quanto perde di grandezza e di forza, invidiato, insidiato; e da ultimo giacere per propria colpa e per quella forza delle cose che diciamo fortuna, traditore e tradito, oh! allora io intenderei questa sua trilogia, come