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presupposizione credette il Tasso che il piú perfetto suo personaggio fosse il Goffredo, e riuscí il piú imperfetto, perché il piú astratto. La poesia dee riprodurre la realta «vivente», ecco tutto; né vi sgomentate, credendo che io cosí di un tratto di penna annulli l’ideale. Tutto ciò che vive ha seco il suo ideale, e perciò «vive»; altrimenti non è che un’unione meccanica di diversi elementi, «pura» realtá. Vivere è avere un’anima che pensi e senta. Che importa se il suo pensiero sia vero o falso, se il suo sentimento sia perfetto o imperfetto? Il poeta dee rappresentarci un uomo vivo; voi potete scendere a discussione con quest’uomo e dimostrargli ch’egli crede il falso, che il suo sentimento è piuttosto un istinto, ecc. Ma se egli crede e sente, è giá un perfettissimo personaggio poetico.

Triboulet deve essere tipo dell’amor paterno; vedete, dice Girardin, l’Orazio di Corneille. Ma niente affatto. Triboulet deve essere padre come può esserlo Triboulet. Fategli sentire l’amor paterno nella sua piú alta perfezione, e Triboulet non vive piú, Triboulet è morto; poiché le qualitá che voi volete dargli ripugnano alla concezione di Victor Hugo. Ma egli non è un padre perfetto. Come se il poeta dovesse rappresentare il padre perfetto, il geloso perfetto, l’innamorato perfetto!

Questa falsa teoria, da cui non possono nascere che esseri astratti o rappresentazioni allegoriche, ha prodotto quel materialismo, di cui si lamenta il Girardin. — Che cosa è divenuta la poesia? — domandava Diderot. — I vostri personaggi, o poeti, sono fuori della vita, fuori della realtá. Voi vi siete fitti in capo certe idee preconcette, a cui date questo o quel nome; i vostri nomi propri vivono fuori del tempo e dello spazio.

E per rimediarvi andò all’altro estremo, e sostituí ad un ideale astratto un reale astratto: la poesia diventò nelle sue mani una copia.

Girardin combatte questa tendenza, e non si accorge che la combatte appunto in nome stesso di quella teorica, che le ha dato origine. La via è sbagliata.

Che cosa è il materialismo dell’arte? È la pura realtá, cioè a dire l’astratta, la morta realtá. Che cosa opponete voi a que-