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triboulet 265
                          Mon bonheur, ma richesse, et mon culte et ma loi,
Mon univers, c’est toi, toujours toi, rien que toi!
De tout autre côte ma pauvre âme est froissée
                    

Triboulet non ha il carattere nobile ed uguale del vecchio Orazio; ci resta sempre al di sotto qualche cosa di rozzo e di salvatico. Odia, ama con lo stesso furore: egli è in una situazione tesa, che dee condurre ad uno scoppio violento. Quest’uomo è costretto a ridere, mentre la sua anima piange; a comprimere tutti i suoi sentimenti; a schernire ed essere schernito. Innanzi alla figlia si oblia, si abbandona, effonde in lei tutta la ima anima, tutti i suoi affetti; prova la dolcezza del piangere.

                                                                                 ... Cela me délasse
J’ai tant ri l’autre nuit!
                    

È soverchia tenerezza, dice Girardin; Orazio non si mostra cosí tenero.— Eh, mio Dio! Lasciamo stare in pace Orazio e il tipo dell’amor paterno ed il padre perfetto. Triboulet ama come Triboulet: che ci è di comune tra le due concezioni? Il Girardin non ha posto mente, che Triboulet si trova in condizioni straordinarie, e che perciò il suo amore ha una espansione quasi frenetica, che non trova riscontro in altro esempio. Bianca è per lui non una figlia solamente, ma tutto; ed egli versa in lei tutta la sua anima esulcerata, tutto il suo essere reietto dal mondo. In Orazio l’amore verso i figliuoli è in collisione con l’amore verso la patria, alla quale egli sacrifica i suoi affetti privati. In Triboulet non vi è collisione: l’amor paterno regna solo, in tutta la sua onnipotenza, ed è sentimento e dovere, passione e virtú, tutto.

Il giudizio del Girardin è per lo meno ozioso. L’amore di Triboulet è troppo tenero, egoistico, geloso, istintivo. Sia pure. Fin qui non mi avete detto ancor nulla. Voi mi dovete dimostrare che un amore siffatto non sia poetico, se volete venire ad una conclusione; e questa dimostrazione vi è impossibile: tutto