Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/306

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quel molto o poco che la natura le ha dato di poetico: ella non dovrebbe mai uscirne. La chiesa non ha allargato il suo orizzonte, non ha scaldata la sua immaginazione. La natura è in festa; la sua anima è in lutto, ed il contrasto l’intenerisce.

                          Je penchai vers le sol mon regard attristé
                    Oú tremblait une larme.
                    

Ma il suo cuore rimane chiuso; e nemmeno in presenza della Vergine si espande.

                                              Oh prends moi sur tes ailes,
Je souffre, et j’ai pour toi reçu dans le combat
                    Des blessures mortelles.
                    

«Je souffre», «nous nous soupirâmes», «rêveurs sans oser nous parler», «l’âme recueillie», «le coeur plein de soupirs et le sein oppressé», «douleur amère», «douleur sévère», «notre mélancolie», «la paix mélancolique», «l’église isolée», «la nef déserte», «l’autel solitaire», «seule je me traîne...». È una poesia a sospiri e a lagrime, che solo interrompono la solitudine ed il silenzio. Questo mutismo sepolcrale riesce al sublime, quando vi si intravvede al di sotto qualche cosa di profondo; ma qui al di sotto vi è il vuoto.— Che hai?— «Je souffre, je soupire, une larme tremble dans mes yeux»... — Ma che hai? — Quello che ella ha, si rivela, prima e sola volta, nel suo Ange et Milna, che è il suo piú notabile lavoro. Quel freddo germe li s’incalorisce alquanto, ed ha un principio di vita: ella si è cercata e si è trovata. Questa poesia è il vago come vago, è il fondo dell’anima sua, che si crea un mondo in cui si riflette. Milna è una giovinetta a cui la realtá è ancora un libro chiuso, nutrita di desiderii indefiniti. Ella ama qualche cosa, a cui non sa dare un nome, né una faccia, l’indeterminato: la sente e non la vede. E la sente in tutto ciò che la terra ha di piú vago: vi è ad un tempo il vago dell’anima ed il vago della natura. La sente nel suono dell’onda, nel tremolare del-