Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/32

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26 saggi critici

almeno tollerabile una parricida? Dimostratemi pure che qui non ci è colpa, ma sventura: vi sono certe colpe che voi non mi potete rappresentare, vi sono certe sventure che fanno tremar la penna in mano all’artista. Il Guerrazzi lo ha compreso, e non potendo risolvere il nodo, lo ha tagliato addirittura. E però il fondo prosaico del suo lavoro non è una quistione di principii, ma una indagine storica. Ha egli posto fuor d’ogni dubbio l’innocenza di Beatrice? Quale è il valore storico di questo racconto? Ha egli con gravi ragioni alla mano indotta in noi una persuasione contraria alla opinione comune, come si è studiato di fare il Manzoni per rispetto al Carmagnola? A dirla schietta, il suo libro, come investigazione storica non ci pare di alcuna importanza. Anzi quello stesso cumulo di circostanze straordinarie e romanzesche ch’egli inventa a discolpar Beatrice, partorisce l’effetto contrario, inducendo in sospetto, e facendo intravedere sotto la veste del narratore un avvocato. Ma che monta? Un romanzo storico è principalmente un lavoro d’arte, e l’arte non è né filosofia né storia. Se le credenze del Byron, del Goethe, del Leopardi sieno vere o false, se i personaggi del Tasso sieno conformi ai tempi delle Crociate, sono quistioni di grande importanza scientifica e storica, ma estrinseche all’arte. La veritá storica è l’esistere materiale de’ fatti o delle cause che li producono, fatti anch’esse; la veritá poetica è l’esistere materiale lavorato e trasfigurato dalla fantasia. Ermengarda e Lucia son caratteri del tempo loro? Pier delle Vigne fu innocente? E il Carmagnola? E Beatrice Cenci? Fu colpevole Bonifacio Vili? Fu viltá il rifiuto di Celestino? Il Clemente del Guerrazzi è il Clemente della storia? Il suo Luciani è il giudice del decimosesto secolo? Disputate pur quanto volete, o storici, ma la vostra risposta, quale ella si sia, niente scema o aggiugne al pregio intrinseco di un lavoro artistico. Al poeta si dee domandare: — Hai tu saputo spirare ne’ tuoi personaggi il soffio della vita? Tu non hai saputo cogliere lo spirito del tempo che hai preso a rappresentare; tu hai commesso il tale errare storico, il tale anacronismo; tu metti il mare in Boemia, e mi parli di artiglieria ai tempi di Adamo; ma non importa: hai tu, fallendo alla storia.