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«satana e le grazie» di g. prati 83
          .  .  .  .  .  .  Giá le Celesti
Sentian del bieco Iddio crescer piú sempre
La presenza e l’influsso

          .  .  .  .  .  .  Ché le Celesti
Sentian del bieco Iddio sempre piú enorme
il malefico influsso.

Ecco un «orribile» che si fa «piú orrendo»; ed un influsso che dopo di avere avuto il suo «piú» finisce con l’«enorme». E cosí ogni volta che comparisce Satana, ti vedi innanzi il ridere e lo sghignazzare e i lampi degli occhi e il fumigare o fumare. E perché? Perché il poeta non ha veduto di Satana che l’esterno, e l’esterno è sempre lo stesso. Veduto una volta un animale, non abbiamo curiositá di rivederlo, ed il poeta non ve lo pone in iscena piú d’una fiata: lo descrive, e tutto è finito. L’uomo al contrario può comparire le cento volte in cento guise differenti, non per la diversitá del suo aspetto, ma per la sua inesausta ricchezza interiore che si mostra nella parola, e varia fino ad un certo segno anche il di fuori. E per non rimanere su’ generali, che significa questo influsso crescente, grande, piú grande, grandissimo? Che immagine o che sentimento risveglia questo nel lettore? Che immagine o che sentimento scaldava il poeta, quando scrivea cosí? Niente: la sua anima era oscura. Egli dovea mostrarci quell’influsso in qualche tratto di malizia satanica, e ne’ sofismi seducenti onde le Grazie inorpellano la loro debolezza, e cosí ci saremmo accorti che l’influsso cresceva, senza che il poeta avesse avuto bisogno di dirlo.

Prati ha sentito che in questa lotta tra Satana e le Grazie vi è qualche cosa di epico; e ve ne avvedete alle proporzioni colossali che ha voluto dare al suo Satana, ed al sogno delle Grazie, parodia di una epopea spezzata in frammenti. E veramente, a giudicare dal rimbombo del verso, ti par che il poeta stia sempre lí con la tromba in mano e con le gote enfiate; ma niente vi è al disotto, che sia propriamente epico. Né per difetto giá di materia. L’antico mondo poetico che si dissolve sotto il soffio agghiacciato di Satana, le dive Grazie, sulla cui fronte si