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82 saggi critici

ci ha rappresentate queste due facce del demonio. Qui nel suo primo apparire il contrasto è rivelato in un modo si splendido, che desta una grande aspettazione. Innanzi a tanta bellezza e maestá di forme noi diciamo: — Ecco un Dio! — Ma lo «sguardo vipereo» ed il riso ironico ci fa tosto soggiungere: — È Satana. — Se non che il contrasto qui nasce e qui muore; e la bella descrizione di Prati, priva di serietá, rimane una oziosa imitazione letteraria, un’amplificazione rettorica. Manca una vera lotta in cui Satana possa mostrarsi come anima ed esplicarsi nella sua doppia natura. Nessuna grandezza di pensieri, che ti riveli l’Arcangelo memore delle battaglie celesti; nessuna profonditá di malizia, che ti annunzii il re del male; nessuna sagacia di osservazione; nessuno scoppio d’ironia, che ti mostri il demonio tentatore e schernitore. Il suo maggior tratto di spirito è dire alle Grazie: — Disgraziate Grazie! — che è una freddura. Manca a quel riso ironico l’ironia; manca a quel «vipereo sguardo» la vista del cuore umano; manca a quella maestá la grandezza. Non vi è una vera lotta, in cui Satana trovi una seria resistenza e si spieghi come carattere, in tutta la potenza delle sue facoltá: egli vince col fascino dello sguardo ed incatena col riso: è un animale che t’impetra col suo sguardo infocato. La rappresentazione rimasta esteriore non è se non una ripetizione sazievole di sé stessa: la medesima apparenza appena dissimulata sotto la diversitá delle frasi, uno stesso aggettivo prima positivo, poi comparativo, e poi superlativo, un bonus, melior, optimus. Giudichi il lettore:

          .  .  .  .  .  .  Orribile nel volto
A questo passo il re del male apparve

          .  .  .  .  .  .  il Re d’abisso
Mai piú orrendo non fu nella sua tetra
Maestá dell’orgoglio e della gioia.

E parimente:

          .  .  .  .  .  .  Giá le Celesti
Sentian del bieco Iddio tutta d’intorno
La presenza e l’influsso.