Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/137

Da Wikisource.

schopenhauer e leopardi 131

penhauer ha piantato le tende tra quell’ignoranza assoluta e quell’assoluto sapere, e ha conchiuso: — Una sola cosa si sa e si può sapere, il «Wille» — . Ma non appena saputo il venerato nome, s’è affrettato a chiuder la porta. Cosa è il «Wille» in sé stesso, fuori del mondo? Cosa fa? Come se la passa? C’è un altro ordine di cose diverso dal nostro? Altri mondi? E questo mondo, qual è la sua origine? Quale la sua destinazione? Quale il suo perché? Non domandare, mio caro; ché la porta è chiusa. Schopenhauer non l’hai da confondere con quei ciarlatani, che pare si facciano ogni giorno una conversazione con Domeneddio, e ne scoprano tutti i segreti. Ti dá una filosofia modesta e seria.

A. Una filosofia che non è filosofia, perché ti lascia in bianco tutt’i problemi che la costituiscono.

D. É giá un gran merito l’aver dimostrato l’insolubilitá di questi problemi, l’impossibilitá della metafisica. Finora s’è creduto che l’intelletto c’è stato dato per conoscere; e quando un dabben filosofo ti ammonisce che la natura è inconoscibile, si suole replicare: — Perché dunque abbiamo la ragione? A che serve l’intelletto? — . Serve a mangiare e bere, a far danari, agli usi pratici della vita, risponde Schopenhauer. La natura dá a ciascun essere quello che gli è bisogno a vivere, e niente di piú. L’intelletto può attingere le relazioni, e non la sostanza delle cose1. —

A. Bravo! Non possiamo noi vivere senza la metafisica? Anzi la metafisica è stata sempre nemica dello stomaco, lavando stare i conti che ti tocca a fare con Campagna, se la prendi sul serio.

D. L’intelletto può intendere ciò che è nella natura, ma non essa natura.

A. Mi pare che a poco a poco ti stai dimenticando del «Wille», e ti stai innamorando della natura.

D. È vero. Succede anche a Schopenhauer. Volevo dire che l’intelletto non può conoscere il «Wille», la cosa in sé, e tanto meno quello che ci sta piú su...

  1. Sull’intelletto vedi l’opera principale, II, 287-69.