Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/136

Da Wikisource.
130 saggi critici

e il mio volere ci è giá relazione di causa e di effetto, perché cosí cadremmo nella legge di causalitá: l’atto della volontá e il moto corrispondente del corpo non sono due stati obbiettivamente diversi, ma la stessa cosa in due modi diversi, una volta come immediata, e un’altra come immagine offerta all’ intelletto. Cosi il moto del corpo non è altro che l’atto della volontá obbiettivato, fatto immagine, come dice Arturo; il volere è la conoscenza «a priori» del corpo, e il corpo è la conoscenza «a posteriori» del volere1.

A. Conoscenza! conoscenza! Adunque anche il volere cade sotto la conoscenza; e tutto ciò che si conosce abbiamo pur detto che è un fenomeno del cervello. Conosco cosí, perché il cervello è fatto cosí.

D. Ma il volere è una conoscenza immediata, indimostrabile, fuori delle forme dell’intelletto, non logica, non empírica, non metafisica, e non metalogica, che sono le quattro classi a cui Schopenhauer riduce tutte le veritá; è una conoscenza di un genere proprio, e si potrebbe chiamare per eccellenza la veritá filosofica.

A. Mi pare una sottigliezza. Immediata o mediata, è sempre una conoscenza; e mi pare che quel maledetto cervello ci entri un po’ anche qui.

D. Mi pare e non mi pare! Tu stai col parere, e qui si tratta di una veritá, che anche i fanciulli la veggono. Ora, quello che vale del tuo corpo, vale di tutti gli altri; sicché il «Wille» è il leale o la cosa in sé dell’universo, e la materia è lo stesso «Wille» fatto visibile.

A. M’immagino che, una volta oltrepassato il fenomeno e afferrato il vero reale, Schopenhauer debba navigare a vele gonfie nel mare dell’essere.

D. T’inganni; Schopenhauer apre un po’ la porticina di Kant, e guarda il «Wille». Kant avea detto: — Niente si sa — . A questo i tre impostori risposero: — Tutto si sa — . Scho-

  1. Die Welt als Wille und Vorstellung, vol I, par. i8.