Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/17

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«fedra» di racine ii

si uccide quando non c’è piú necessitá di morire. — È la teoria della moralitá e della dignitá che qui serve di criterio a Schlegel.

Verso la fine par ch’egli si alzi ad un ordine piú serio di considerazioni. E quando crediamo ch’egli si levi oramai all’essenza stessa dell’arte, vediamo con rincrescimento ch’egli non si leva in alto, se non per rimaner nell’astratto. — Spogliando la tragedia delle sue parti accessorie e guardandola in sé stessa, egli dice, troveremo il fondo della tragedia greca nel fatalismo, e della tragedia cristiana nella provvidenza — : di che cita ad esempio Calderon, ed il dramma spagnuolo in genere. Tra questi due sistemi ci è lo scetticismo, la negazione, la discordia interna, di cui ci è esempio l’Amleto, il Re Lear e qualche altra tragedia di Shakespeare. Il povero Racine non trova posto in questi sistemi; qualche idea di provvidenza trapela nella sua tragedia, ma «isolément, á la surface, et sans qu elle soit identifiée avec le tout». E con supremo disprezzo Schlegel aggiunge, mettendolo a un mazzo con tanti altri: «Lorsqu’ ils ont rencontré une fiction ou un fait historique quelconque, qui parait leur offrir des situations pathétiques et une catastrophe frappante, et qu’ ils sont parvenus á l’arranger dans le cadre usité des cinq actes, en observant l’unité de temps, de lieu, et les autres convenances théâtrales, ils croient d’avoir rempli leur tâche, sans se soucier d’un but ultérieur».

Ma questi stessi, che non si danno pensiero di uno scopo ulteriore, lo raggiungono, senza saperlo; poiché è impossibile che una tragedia non sia collegata con tutto un sistema di credenze. E questo scopo è scolpitissimo in Racine, nella cui tragedia il fatalismo vi sta per cerimonia, per tradizione; il soprannaturale fa atto di presenza, e le vere forze motrici dell’azione sono i caratteri e le passioni; è il libero arbitrio sprigionantesi dal fato, l’individuo che si conosce e si pone come tale, il dramma moderno succeduto all’antico. Come si sia, questo è il culmine, il piú alto della critica di Schlegel, quello ch’egli crede i! fondo, l’essenza della tragedia; e non è se non il semplice concetto astratto, preesistente alla tragedia, senza ancora alcun carattere di poesia.