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UNA «STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA»


In tanta penuria di libri nuovi, come è al presente in Italia, sentii con vera compiacenza annunziare la prossima pubblicazione di una storia della letteratura italiana, compilata da Cesare Cantú. Né l’annunzio fu bugiardo: perché, durante le feste di Dante, usci in luce a Firenze un bel volume con questo titolo pe’ tipi del Le Monnier.

Degno modo, dissi fra me, di onorar Dante, arricchendo le lettere di un nuovo lavoro, e su di una materia cosí importante e cosí desiderata! E presi il libro con un sentimento di schietta ammirazione per quest’uomo instancabile, che non si riposa da un lavoro, se non per metter mano ad un altro.

Avevo però una cattiva prevenzione. Sapeva che il Cantú soleva mettersi a lavori colossali con molta facilitá e leggerezza, senza quasi coscienza della grandezza e difficoltá dell’opera: di che m’era esempio la sua Storia universale. E temevo si fosse messo a quest’altro lavoro, non meno colossale e non meno difficile, con la stessa audacia, scompagnata da conveniente preparazione.

La prefazione non bastò a rassicurarmi. Veramente quel superbo disdegno con che tratta tutti gli scrittori italiani di questa materia, e la maniera elevata con cui concepisce l’argomento,