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una «storia della letteratura» di cesare cantú i77

di meditazioni proprie che di reminiscenze confuse e poco digerite.

Una storia della letteratura è fattibile, quando anche si abbia un poco giusto concetto di essa, ma a pattò che l’autore vi supplisca con quella dote naturale che chiamasi il gusto o il sentimento letterario. Il Cantú, quanto alle dottrine, ti offre un miscuglio, non raro oggi, d’idee nuove con vecchi pregiudizi!, onde nasce un concetto confuso fin della materia, di cui vuol fare la storia: vi supplisce almeno con la spontaneitá e la giustezza del gusto? Sa egli cogliere il bello, quando gli si presenta, e lo sa riconoscere, ancorché non lo sappia diffinire?

Quando passeggio per luoghi ameni, sento l’animo disposto a godere delle bellezze della natura, e le osservo, e le noto, e mi ci fermo, né vale a distrarmene questo o quel difetto. Ma quando si ha innanzi uno scrittore, il primo desiderio che nasce nelle anime volgari è di biasimare, notando questo o quel difetto: e ciò principalmente chiamano critica. Questa disposizione a fermarsi nel male anzi che a godere del bene, rivela l’insufficienza del sentimento artistico, ed un ingegno critico puramente negativo. La qual disposizione è peggiorata nel Cantú da uno stato della sua anima querulo e malcontento, che gli rende ottuso e scarso il senso della ammirazione, e deprava il suo gusto, facendogli sentire una specie di godimento non tanto nella contemplazione del bello, quanto nell’osservazione dei difetti. Qual uomo anche di scarso senso artistico può sentirsi innanzi all’Ariosto, all’Alfieri, al Leopardi, al Poliziano, al Machiavelli, senza essere compreso di ammirazione, e senza sforzarsi d’ intendere la loro grandezza? È difficile trovare nel Cantú una frase, un aggettivo, che riveli schietta e immediata impressione di uno scrittore; e quando vuol pur farlo, riesce alla rettorica, lui cosí nemico de’ retori! Finisce il suo studio sul Tasso con queste parole :

Muori in pace, anima gemebonda, e lascia la scena al gran ciarlatano, che alla simmetria virgiliana e petrarchesca surroghi la bizzarria mescolata di audace e di pedantesco!