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una «storia della letteratura» di cesare cantú | i8i |
«Nessuno, peggio dell’Ariosto», fu cosí «zeppo di lubriche ambiguitá e d’immagini licenziose.»
«Abbraccia, è vero, tutti gli stati e condizioni; ma perde di vista l’uomo, fallisce ed esagera il linguaggio della passione»; e non ti offre donne virtuose, ma sozze, Gabrine e Origille, o voluttuose amiche, fra le quali è da porre anche Isabella.
Però,
Ecco in che modo il Cantú parla dell’Ariosto, e noi abbiamo voluto esporre il suo giudizio quasi con le stesse sue parole, per esser piú sicuri di renderlo con esattezza. Finisce con la seguente osservazione :
Degli ingegni... è incalcolabile la potenza; guai a chi la sconosce, peggio a chi l’abusa. L’uomo, allorché s’accinge a scrivere, tremi delle conseguenze d’ogni sua parola. A’ pensamenti del Machiavelli è debitrice Italia di lutto e d’ infamia oh quanta! Dagli scherzi dell’Ariosto che travolge le idee di virtú, che divinizza la forza, che fa delirare il raziocinio, che imbelletta il vizio e seconda gl’ istinti voluttuosi, forse la patria trasse piú mali ch’ella stessa non sospetti...