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una «storia della letteratura» di cesare cantú i85


Or che giudizio ci può dare del poema un uomo, che non sa vederne lo scopo? Poiché, siccome lo scopo genera tutto l’organismo del lavoro, è evidente che quello che nel poema ci è di organico e d’ intimo, sfugge all’occhio del critico, e non rimane sotto la sua osservazione che solo la parte meccanica, e quel lato apparente e superficiale della forma che egli chiama lo «stile».

Ed a questo si riduce l’analisi del nostro critico. Le sue osservazioni cadono sulle qualitá astratte del contenuto, anzi che sul movimento organico che ne fa una cosa viva, e non un morto aggregato meccanico. Orlando e Carlo Magno sono caratteri perfetti? Il contenuto è storico o favoloso? I costumi e i fatti sono conformi a’ tempi? Le invenzioni contraddicono per nulla alla storia, alla cosmogonia, alla geografia? Le invenzioni sono originali? sono verisimili? Vi è ispirato l’amor della patria, il culto delle arti e delle scienze? Vi è rispettata la morale nelle cose e nella forma? Quistioni che riguardano la natura del contenuto considerato astrattamente, e non in quanto vive e si muove, ciò che è il sostanziale di un lavoro artistico. Possiamo ammettere come esatte tutte le critiche del Cantú, e non ne verrebbe alcun danno al merito intrinseco del poema in quanto è poema. Possiamo tenerle tutte ingiuste o esagerate, e non ne verrebbe alcun vantaggio al lavoro, il cui valore non dipende da queste condizioni. Sapevamo che tali quistioni tengono il principal luogo nella vecchia critica, ma credevamo che dopo il progresso degli studi critici in Europa non dovessero piú entrare in una storia della letteratura, o almeno vi dovessero esser toccate per incidente, come si fa delle cose secondarie ed accidentali. Né ci aspettavamo che un uomo, il quale dá del pedante a dritta e a manca, e se la piglia con tanta acerbitá co’ pedanti vecchi e piú co’ nuovi, desse egli medesimo un esempio cosí classico di pedanteria, rifacendo una critica oramai giudicata e condannata.

Perché dunque con tutti questi difetti l’Orlando furioso vive? Per lo stile, risponde il Cantò. E loda lo stile del «divino poema» per la vivacitá e varietá del ritrarre, per la versatilitá