Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/192

Da Wikisource.
i86 saggi critici

dell’espressione, per l’armonia, per la copia e l’eleganza della favella. Qualitá che non bastano a destare la sua ammirazione, che egli discorre rapidamente in una pagina, e chiude subito con un terribile ma, che ci riconduce in quel fondo nero, dove gli è piaciuto di collocare l’Ariosto.

Lo «stile» per il Cantú è una riunione di qualitá astratte ed isolate, come la vivacitá, la varietá, l’eleganza, la semplicitá, l’armonia, ecc., e tutto questo è rettorica vieta. Tali qualitá incontriamo anche in poeti di second’ordine, come nel Casa, nel Filicaia, nel Monti, e sono qualitá meccaniche che con lungo esercizio si possono conseguire artificialmente, come hanno mostrato molti imitatori. Il Cantú, parlando dello stile ariostesco, poteva aggiungervene altre, e tutte a caso, secondo che gli venivano sotto la penna; come avviene, quando non si ha innanzi un tutto organico che si sviluppi e si mostri, ma la superficie astratta quale ti si presenta innanzi.

In un’opera d’arte si può benissimo fare un lavoro di astrazione. Si può isolare il contenuto dalla forma: in questa considerare la puritá, la grazia, la chiarezza, l’armonia; in quello l’originalitá, la moralitá, la veritá storica; si può insomma fare quello che fanno tutte le rettoriche, ridurre tutto a generi e specie, a caratteri e qualitá astratte. La rettorica non si propone di formare il grande scrittore, ma di dare una certa abilitá tecnica, che si può non difficilmente conseguire con l’esercizio e con le regole. Un critico, che con questo medesimo metodo volesse dar giudizio di uno scrittore, considerando l’invenzione, i caratteri, le passioni, l’elocuzione, la lingua, fa dell’anatomia sopra un cadavere, fa una critica astratta, che se qua e lá ci può dare delle utili notizie e delle savie osservazioni, non può mai riprodurre nella sua integritá organica e vivente il mondo creato dall’artista. Il critico è dirimpetto all’artista quello che l’artista è dirimpetto alla natura. Come l’artista vi riproduce la natura, ma con altri mezzi ed altro scopo, cosí il critico riproduce l’arte, ma co’ suoi processi e co’ propri fini, e, quello che piú importa, con quella piena coscienza di essa che manca spesso all’artista.