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l’«armando» di giovanni prati | 2ii |
Cosi finisce il poema.
Al lettore non è lasciato un momento d’oblio.
Il sentimento e troncato, quando è appena una interiezione, e prima che diventi eloquente. E quando l’animo è per intenerirsi, sopravvengono le esclamazioni di Lisa e Marina e lo strappano da quella vista e lo trasportano in altri orizzonti, nel regno dei simboli e delle allegorie.
Cosi la forma, come vita naturale, rimane involta e astratta, rimane figura.
La forma, come vita spirituale, come sentimento, diviene rettonica.
Armando è un personaggio rettorico, e il poeta nella sua qualitá di spettatore consapevole e partecipe, è anch’esso un personaggio rettorico.
Se Fausto fosse per lungo tempo quello che è rappresentato nel suo soliloquio, sarebbe un Fausto rettorico e noiosissimo. Ma quel soliloquio non è che il punto di partenza. Fausto ringiovanisce e attraversa con tutte le passioni di uomo le varie forme dell’esistenza. Cosi Fausto può essere un personaggio poetico.
Armando è Fausto, quale comparisce nel suo soliloquio, e i suoi discorsi non sono che quello stesso soliloquio, sminuzzato, amplificato, guardato da altri lati. Ripetizione sazievole di un’ idea fissa, Armando riesce prolisso, intollerabile e poco interessante : diviene rettorica.
E a questa rettorica partecipa spesso anche il poeta, quando cerca per via d’amplificazioni destare sentimenti e impressioni alle quali il lettore non è punto preparato.
Come esempio di splendida rettorica additiamo le prime pagine. Il poeta si sforza di trasmettere negli altri una folla d’ impressioni e di sentimenti, e non si accorge che il lettore, nuovo di tutto ciò che gli si agita pel capo, lo guarda con gli occhi spalancati, come volesse dire: — Ma che vuole costui? — .
Armando e il poeta sono i due punti fissi intorno a cui gira questo mondo fantastico, mondo di spettri e spiriti erranti dirimpetto Armando dal suo punto di vista di malato, ma dal