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l’ultimo de’ puristi 235

si diffusero nelle piú remote provincie gli scrittori classici, sorsero qua e lá scuole simili a quella del Puoti, e in poco spazio non ci fu scienziato di qualche valore che non cercasse di scrivere pulitamente. Questi effetti ottenne il marchese in piccol numero d’anni, si che potè avere il conforto di vedere insegnato a giovanetti, come materia elementare, quello ch’egli insegnava un giorno a giovani giá molto innanzi negli anni e negli studi. La missione del marchese era finita, lo scopo ottenuto, e quando io, suo discepolo, uscii a dire in pubblica accademia che il purismo non avea piú ragione d’essere, perché avea giá vinto, e che la quistione non era piú di lingua, ma di stile, il brav’uomo se ne compiacque ed accettò la teoria per buona. Ma quando fui a tirarne le conseguenze, si ribellò, o piuttosto chiamò me un ribelle. Nondimeno gli ebbi sempre tale riverenza e devozione che gli screzii letterarii non furono sufficienti a farmi cader dal suo animo, e presso a morte, veggendomi accanto al suo letto, disse : — Tu sai eh’ io ti ho sempre amato — .

La ribellione non era altro che il naturale progresso della coltura e del sapere che sopravvanza il maestro e gli arma contro i discepoli. Grandi e libere scuole sono quelle nel cui seno germoglia la ribellione, cioè a dire il progresso, come grandi e libere societá sono quelle in cui niente stagni e tutto si mova naturalmente. Il marchese, non che dispiacersi, doveva applaudirsi di questo fatto, che la ribellione non venne dal di fuori, ma dalla sua scuola, dal suo metodo, da lui stesso che ci aveva educati e posti in noi germi preziosi che dovevano fruttificare. Ma gli uomini sono cosí fatti. E fu suo dolore quello che era sua gloria.

Il purismo non era una dottrina, né il marchese Puoti aveva niente mutato delle opinioni letterarie allora in voga. Al greco e al latino aveva aggiunto lo studio delle cose italiane; il campo era piú largo, ma i criterii erano pur quelli, salvo ch’egli aveva maggior coltura e piú larghezza di giudizii. Il governo era lo stesso, ma era un governo piú illuminato. Diffusa una certa coltura nella gioventú, propagati gli studi della lingua e degli scrittori italiani, dirozzati e raggentiliti gli animi, forzati anche