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244 | saggi critici |
costruzioni simboliche, teologiche, scolastiche non troviamo la donna, tanto meno vi troviamo l’amore. Anch’esso è sovente una personificazione, una reminiscenza di Cupido; e quando si sviluppa dal mito, ed opera direttamente come forza naturale, malgrado le lagrime e i sospiri del poeta, ci lascia freddi, perché troppo idealizzato, e piú spesso stima ed ammirazione per le nobili qualitá dell’amata e l’eccellenza della forma, anzi che fiamma e furore, come direbbe Ariosto, forza invitta e cieca a cui tutto soggiaccia.
Entro a queste costruzioni artificiali fondate sul culto della donna, posta in cima di ogni perfezione, e simbolo di tutti gli altri ideali che muovono l’uomo, rimane pur sempre il concetto della donna, non solo come il femminile, la bella faccia che l’uomo dá a tutti i suoi ideali, ma come individuo ella medesima, un essere innamorato e gentile. Quest’individuo, sviluppato da ogni elemento eterogeneo, non piú concetto, o tipo, o personificazione, ma vera e propria persona, in tutta la sua libertá, è Francesca. Beatrice è piú e men che donna, quando dice di sé:
E chi mi vede e non se n’innamora D’amor non averá mai intelletto. |