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il suo posto con criterii proprii. Prendo ad esempio lo scritto del Zumbini, non essendo quello del Montefredini pubblicato tutto intero.

Bonaventura Zumbini io l’ho conosciuto giovanissimo in Cosenza, sua patria. Mostrava fin d’allora ingegno pronto e molta serietá di vita. Dopo il 1860 l’ho trovato negli ufficii dell’insegnamento pubblico, e me ne dispiacque. Il professore ufficiale, soprattutto nelle basse regioni, costretto ad insegnare parecchie ore il giorno, e a ripetere la stessa canzone, perde ogni freschezza d’ingegno, non può continuare i suoi studii, e, se la pazienza gli dura, diviene a poco andare quell’eccellente macchina che si chiama «l’impiegato». Peggio ancora se il professore è chiamato ad ufficii amministrativi: dove la scienza è messa in fuga dagl’infiniti pettegolezzi e contrasti in mezzo a cui si trova quel poveruomo che dicesi preside o direttore. Sembra che lo Zumbini siasi presto stancato di questa vita, e chiesta piú volte la sua dimissione, ed avutala, si è oggi affatto ritirato dalle pubbliche faccende e vive solitario co’ suoi cari libri. Frutto di questi ultimi studii è il suo Saggio sulle «Lezioni» del Settembrini e la critica italiana.

Per far meglio comprendere qual sia il suo punto di vista, mi si permetta che entri con lui in dialogo.

— Ecco un nuovo «saggio critico». Mi piace che questo titolo abbia fatto fortuna. Dopo i miei Saggi critici ho veduto comparire saggi politici, filosofici, critici in gran copia. E poiché in quel titolo io volli celare un’intenzione di modestia, sii anche tu il ben venuto col tuo «saggio critico», modesto Bonaventura.

Zumbini. Non molto modesto, signor De Sanctis; anzi metto pegno che, dopo avermi letto, mi troverete presuntuoso.

— Ti ho letto, né fo punto di te un giudizio cosí eccessivo. Anzi, se ti debbo fare una confessione, ho provato un vero gusto a trovare nel tuo libro parecchie idee ed anche un certo metodo di giudicare, dal quale io argomento che tu debba essere della mia scuola.

Zumbini. Se si tratta di farvi piacere, non voglio dirvi di