Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/267

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settembrini e i suoi critici 26i

no. Ma, se debbo dire il vero, io mi son messo a un punto di vista superiore a tutte le vostre scuole. Voi dite la veritá, ma non tutta la veritá.

— Sia pure. Ma una scuola non è che un complesso d’idee, intorno a cui si aggruppano parecchi. Questo non impedisce che i discepoli possano modificare, sviluppare, compiere, chiarire. Ma fin che la base riman quella, riman la scuola.

Zumbini. Chiedo scusa; ma io ho una piú nobile ambizione; voglio divenire un caposcuola io.

Dimenticavo che sei un meridionale. Presso di noi ciascuno è un caposcuola, e gli uomini piú illustri non hanno potuto mai raccogliere intorno a sé tre o quattro seguaci che si gloriassero di esser detti discepoli e li accettassero come loro capi.

Zumbini. Segno che a questi illustri è mancata quella forza di attrazione che è atta a fondare una scuola. Del resto, voi siete giá la vecchia generazione, una storia passata. Noi cominciamo pur ora: lasciateci libero il sole, lasciateci la libertá e l’indipendenza del giudizio.

— In somma, cosa pretendete voi altri, voi, la nuova generazione? Siete giá in istato di ribellione? Ci dichiarate guerra? Badate. Siete ancora troppo giovani, e ci vogliono altri omeri, altri studii. Il tuo saggio chi lo legge? Del libro del Settembrini abbiamo giá la seconda edizione.

Zumbini. Storia vecchia codesta. Monti era celebre quando Leopardi era ignoto. Ma voi precorrete troppo a’ tempi. Per ora non vogliamo mover guerra a nessuno. Vogliamo la libertá di verificare le vostre idee, di non lasciar passare il vostro sistema se non dopo il debito esame. Questa verifica voi non l’avete fatta. La vostra generazione è figlia dell’ontologia, procede «a priori». Sono famosi i vostri castelli in aria, le vostre costruzioni artificiose battezzate filosofia della storia o dell’arte, i vostri sistemi bene architettati e tutti di un pezzo, e l’Ente e l’Esistente e l’Idea e il Bello e il Vero tirati in mezzo alle vostre lotte come gli Dei di Olimpo, e costretti a servire alle vostre passioni. Avete compiute di grandi e belle cose; ma