Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/279

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settembrini e i suoi critici 273

tastichi o si profondi tanto che la realtà gli vacilli come ombra, mai; questo stadio è oltrepassato: altri hanno pensato per lui; il pensatore non ci è piú: ci è il discepolo che ha raccolta la dottrina, e sta li non ad esaminarla, ma a propagarla e difenderla. Ciò che si move dentro nel suo animo, non è l’inquietudine o la profonditá del pensiero, ma la contraddizione, l’amore de’ seguaci, l’odio degli avversarii. Oggi Ferdinando non é piú: quel fervore di libertá che accendeva il petto del patriota, si è calmato, perché si è appagato: quella corda si è spezzata. Ma resta il papa, il prete, il gesuita, il paolotto, il neo-cattolico, il neo-guelfo; e nel petto del patriota vibra ancora una corda, che suona furiosamente e vuol farsi intendere.

E col patriota si accorda mirabilmente il letterato. Nella mente del Settembrini non può entrare ciò che è vago, o impalpabile, o vacillante, o nebbioso; ciò che il patriota chiama il cattolicismo o il monachismo, e il letterato chiama il romanticismo. Egli è classico, anzi è un pagano puro sangue. La sua frase è netta, lucida, plastica, perfettamente determinata; va diritto e rapido e non si distrae e non guarda obliquo: gl’incresce abitare nelle pure regioni del pensiero, e, come Giove, se ne sta più volentieri in terra, amando, odiando, e non cura l’Olimpo, e guarda Europa e Danae. Queste invasioni germaniche di estetiche e di filosofie, questo gran fracasso d’«Ideali» e di «Celesti», tanta onda di spiritualismo è passata sul capo del Settembrini come una cascata, e non se n’è accorto. Se gliene parli, ti guarderá con quel suo risolino cosi bonario, che pare scemo, ed è pieno di senso, e significa: gli è stata una nuova invasione di barbari. Egli ha paura di questo mondo dell’astrazione o del puro pensiero, perché teme incontrarvi il cattolicismo, il papismo, il monachismo, il gesuitismo e il paolottismo, come gli americani avevano paura del Paradiso, perché temevano d’incontrarvi gli spagnuoli. È rimasto perciò abbracciato con Danae, ben inteso, allegorica, o, per parlare più corretto, con Giunone, e ciò che non è Giunone, reputa ombra e nube, una falsa apparenza entro cui sta appiattato un gesuita o un paolotto. Giunone è la realtá, il concreto, il