Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/293

Da Wikisource.

il farinata di dante 287

presenza due mondi irreconciliabili, un mondo teocratico-feudale, che ha per dogma l’annullamento della personalitá, ed il mondo del Comune libero, dove la personalitá è tutto. Lí hai un mondo lirico-didattico, dove l’uomo è il santo che prega e contempla; qui hai un mondo epico-drammatico, dove l’uomo è l’eroe che opera e lotta; nell’uno l’uomo è ancora involto nella oscura notte del mito, e ci sta come genere, anzi che come individuo perfetto; nell’altro l’uomo apparisce nel pieno possesso e nella piena coscienza di sé stesso; l’uno è il riflesso filosofico-artistico del passato; l’altro è il preludio della vita e dell’arte moderna.

E quale preludio! A questo mondo della libertá e della coscienza, ritratto dal vivo, da quel fondo vivace di realtá, in mezzo a cui Dante era non solo spettatore, ma attore principale e appassionato, appartengono le più originali e profonde concezioni della poesia italiana; qui, in questo mondo, allato a Ugolino, a Pier delle Vigne, a Brunetto Latini, a Capaneo, a Nicolò III, a Guido da Montefeltro; qui, in mezzo a questo corteggio di grandi figure, si drizza l’imagine di Farinata.

Come dal seno della mistica Beatrice è spuntata nella pienezza della vita reale la donna, Francesca da Rimini, cosí da entro a questo allegorico Dante, a questo protagonista della «commedia spirituale» nel viaggio teologico «da carne a spirito», a questo essere simbolico, umanitá o anima, non ancora l’uomo, piuttosto genere che individuo, piuttosto idea che carattere, esce in luce, puro da ogni elemento mistico e dottrinale, l’uomo libero, cosciente, volente e possente, la compiuta e reale persona poetica: Farinata.

In Dante ci era molto del Farinata: indi la sua grande ammirazione per questo illustre cittadino. Due cose Dante dispregiava sovranamente: ciò che è fiacco e ciò che è plebeo, papa Celestino e maestro Adamo. Il suo ideale, il suo «esser vivo», il suo esser uomo, il virile, l’eroico, è la Forza, non certo la forza materiale, ma la forza dell’animo, ciò che egli chiama «magnanimitá», grandezza d’animo: una forza invitta, che tiene alta la nostra personalità sulla natura e sullo stesso inferno e