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machiavelli 325

ne rende il sentimento meno forte negli Stati. Paragona la religione declinata in Italia fino al cinismo e al pubblico dispregio col movimento vivo dello spirito religioso negli altri paesi. Consiglia alla Chiesa che, invece di predicare l’ascetismo ai laici e tuffarsi essa nei beni della terra, inverta le parti, serbando per sé l’ascetismo ossia il cielo, e dando ai laici la terra. Segue finalmente la sua celebre osservazione sul dominio ecclesiastico, troppo debole per assorbir l’Italia, ma abbastanza forte per non lasciarsi assorbire da un nuovo Stato italiano. E della disunione e debolezza dell’Italia, finisce col dire, «noi altri italiani abbiamo obbligo con la Chiesa, e non con altri».

Ghibellinismo, Comune, ascetismo, Chiesa, forme esterne, tutto ciò Machiavelli ha condannato del Medio evo. Vediamolo ora di fronte al Medio evo intellettuale, alla mente del Medio evo.

Consisteva questa in un misto d’ ideale teologico e di ideale filosofico fondato sull’autoritá di Aristotile. S’esprimeva nel sillogismo: con certi dati «a priori», ammessi e non di¬ scussi. Nel sillogismo è la maggiore che tiene schiava la conseguenza: onde quando si viene alla questione della questione essa rimane implicita nella maggiore.

Di tutto ciò non è traccia in Machiavelli, il quale è negazione recisa della scolastica. In lui non ammasso di citazioni, non autoritá chiamate a comprovare, non sillogismi, non luoghi comuni, non rettorica : insomma, nulla che non sia prodotto della sua mente. Immenso distacco tra il Medio evo e i tempi moderni!

Ma Machiavelli aveva a una mano la spada ed all’altra la zappa: egli non distruggeva solo, ma edificava.

Scompare la Chiesa con la sua autoritá temporale, ed appare lo Stato in Machiavelli è giá una prima faccia di Giannone. Scompare l’impero, e vi si sostituisce la nazione: al diritto imperiale e feudale il diritto nazionale. Al Comune succede nella sua mente il governo misto. La teologia, la mistica si dileguano, e resta la «cosa effettuale», non veduta con