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machiavelli 333


Vedete se in queste parole non vi sia tutto il concetto della nazione moderna, contrapposto a quei sogni di monarchie universali e di altre generalitá, che si concepivano a quei tempi! Ma i Medici misero a dormire il manoscritto di Machiavelli. Non è certo che Giuliano dei Medici lo abbia pur letto. Papa Clemente VIII dava sussidii di cento ducati al Machiavelli. Sotto le apparenze di principi era rimasto nei Medici l’animo di merendanti.

E fin qui abbiamo l’edificio con la nazione per corpo, lo Stato alla sommitá, l’individuo per base. Ma basta questo? — La nazione è cosa mortale, diceva Machiavelli; ma il mio edificio è eterno, perché, al di sotto, vi è l’immortalitá della forza produttrice dello spirito umano. — Onde s’allargò il concetto di nazione nella mente di Machiavelli, ed egli concepí l’umanitá.

La parte nuova di questo concetto è non solo nell’aver volto le spalle al «caso», alla «fortuna», alla «provvidenza», ma nell’aver concepito la storia come un prodotto della facoltá dello spirito umano, che si svolge secondo alcune leggi insite in lui. E cosí rinascono le nazioni collegate fra loro da vincoli, per cui ciascuna nazione sente il suo posto nel mondo, e dall’altra parte nasce l’unitá del genere umano. Onde si sviluppa quel doppio concetto, che fu poi rappresentato da due solenni pensatori, dal Grozio e dal Vico. Che rappresenta in ciò il Machiavelli? Egli pone le basi della scienza moderna, ma non costruisce l’edificio di essa. Questo lavoro è lasciato ai tempi nostri.

Il padrone del mondo non è la Fortuna: è l’uomo. Machiavelli rassomiglia la fortuna ai fiumi o ai torrenti che, quando si gonfiano, invadono i piani ed abbattono gli edificii; e ciascuno fugge spaventato d’ innanzi ad essi; ma, benché siano cosí fatti, ciò non toglie che gli uomini, quando i tempi son quieti, non possano farvi gli argini e dominarne i corsi con opere di preveggenza. La fortuna è potente e mostra la sua forza devastatrice dove non trova. la virtú che le faccia resistenza. — L’ Italia, egli diceva, è una campagna senza argini e senza ripari; altrimenti, o la piena dei torrenti non sarebbe venuta o non avrebbe fatto grandi variazioni. —