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la prima canzone di g. leopardi 345

centrato e violento, con cosí svariate esercitazioni, ciascun mese che passa è un anno, e non è meraviglia che tu lo veda rifiutare lavori suoi di due mesi addietro, e giudicare cosí giovane di Omero, di Esiodo, di Anacreonte, con una finezza di gusto che ricorda Poliziano.

La sua mente è tutta piena di commentarii, versioni, frammenti, inni, idillii, canzoni, elegie, odi, poemetti, discorsi. Aggiungi gli studii de’ nostri classici e della nostra lingua condotti innanzi con pari vigore.

Non tardò molto a comparire il frutto di studii cosí ostinati. A sedici anni emendava il testo greco e latino del Commentario di Porfino della vita di Plotino, e il padre scrivea sul manoscritto :

Oggi, 3i agosto i8i4, questo suo lavoro mi donò Giacomo, mio primogenito figlio, che non ha avuto maestro di lingua greca, ed è in etá di anni sedici, mesi due, giorni due.

Seguivano commentarii della vita e degli scritti di alcuni retori, vivuti nel secondo secolo dopo Cristo e sullo scorcio del primo, ed una collezione di frammenti di cinquanta Padri greci del secondo secolo.

L’anno appresso, insieme con questo ardore di emendazioni e d’investigazioni, si sveglia nel giovane la virtú assimilativa, la prima forma sotto la quale si manifesta la produzione giovanile. Prima traduce, poi imita, desideroso di far suo tutto ciò che desta rie! suo spirito gagliarda impressione. Le versioni degli idilli di Mosco, della Batracomiomachia, del primo canto dell’Odissea e poi nell’anno seguente della Torta, della Titanomachia di Esiodo, del libro secondo della Eneide, rivelano giá molta padronanza della lingua, grande abilitá nella fattura del verso ed un gusto severo ed assai esercitato. Tradurre è giá imitare, ritrarre d’appresso l’originale e tenervisi stretto, e tutta l’industria del nostro giovane traduttore è in questo, che la sua versione sia una immagine possibilmente esatta non pur del pensiero, ma dello stile del suo autore: ond’è che si mostra scon-