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58 | saggi critici |
che, se non è il piú grande dei poeti, è il piú nobile, il piú simpatico, quello a cui vorremmo piú rassomigliare.
Vi ho detto cosí alla grossa quello che mi è venuto in mente intorno ad uno scrittore, del quale a suo tempo vi dovrò intrattenere lungamente. Ma ciò che vi ho detto è bastante a farvi estimare una poesia, che non si trova nella raccolta delle sue opere, che è ignota a moltissimi, e di cui voglio farvi dono, quest’oggi. È scritta nel marzo del 1821, quando gl’italiani si levavano da ogni parte per redimere la loro patria dallo straniero, ed è indirizzata a Teodoro Koerner, il Tirteo della Germania, morto sui campi di Lipsia, combattendo per il suo paese. Ve la leggerò prima, poi vi farò alcune osservazioni:
MARZO 1821 |
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Soffermati sull’arida sponda. Volti i guardi al varcato Ticino, Tutti assorti nel nuovo destino, Certi in cor dell’antica virtú, Han giurato: non fia che quest’onda Scorra piú tra due rive straniere; Non fia loco ove sorgan barriere Tra l’Italia e l’Italia, mai piú! |