animo, per la quale tutte le sue facoltá si temperano e si accordano. Vi è in lui la calma e la serenitá dell’uomo intero, che lo distingue dall’infelicissimo Giacomo Leopardi, anima scissa e discorde. Questa musica o misura interiore è visibile, ne’ suoi scritti e nella sua vita: trovi in lui la modestia del pensiero congiunta con la temperanza dell’azione. Esempio raro di uno
spirito semplice e sano in un’etá gonfia e malata, dove gli scrittori o ti fanno pallide copie della realtá, come il Rosini, o trascendono in pazze e tumide fantasie, come il Guerrazzi. Il tipo manzoniano è un accordo del reale e dell’ideale in quella giusta misura che dicesi vero. A quelli, i quali affermano che la letteratura vi porta fuori del reale in un campo fantastico e immaginario, e che vi toghe il giusto criterio delle cose nella pratica della vita, si potrebbe rispondere con l’esempio del Manzoni, in cui il senso storico o reale è tanto profondo. Sono falsi e incompiuti quei poeti che guardano le cose da un lato solo, e di quello fanno la misura e la ragione del loro ideale. Quantunque il Manzoni sia ne’ particolari dell’invenzione e dello stile mente affatto italiana, pure nei fondamenti del suo mondo poetico è umano, o, come oggi dicesi, cosmopolita. Vede le cose con la serenitá di un Iddio che abbraccia con vista amorosa tutto il creato; non ci è uomo o cosa che egli non alzi in un certo spirito universale di caritá e d’amore, in che è posta la sua idea religiosa; e in mezzo alle misere querele di quaggiú risuona la sua voce sempre amica e pacata:
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Siam fratelli, siam stretti ad un patto! |
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Di che nasce quella sua universalitá che gli fa guardare le cose nella loro interezza con si squisite transazioni, con si giuste gradazioni, di modo che non ci è altezza tanto superba, e sia anche Napoleone, che non sia levata in quella sfera superiore,
e ridotta al suo giusto valore. Attirati soavemente in questo mondo sereno, sentiamo tranquillar le tempeste dell’animo, raddolcire i nostri cuori, fuggir da noi tutte le cattive passioni. Sicché possiamo dir del Manzoni quello che fu detto di Schiller,