Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/143

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giuseppe parini i37


e vuota, immagine della vecchia societá, pomposo sepolcro. Parini le da un contenuto, l’empie di sensi e di sottintesi, e la lavora, e la martella, e non la lascia che non sia duttile e trasparente, cosí come gli sta dentro. Esce ellittica, pregna di pensiero e di sentimento, rigirata, trasposta, domata dal prepotente contenuto. Senti in quelle sudate armonie il travaglio dell’artista intorno a una materia divenuta imbelle. Mira a metterle sangue, a darle virilitá. Quella parola cosí facile, molle, cascante, manierata vien fuora faticosa e ritemprata, vendicatrice, e accompagna della sua ironia la vecchia societá, dalla quale ha fatto divorzio. Avvezza all’elogio, loda ancora, loda sempre e niun biasimo rende l’infinito dispregio ch’è in quella lode, dove trovi parola nuova in vecchia societá, parola potente in societá evirata. La qualitá della parola smentisce la lode e scopre l’ironia. Nel Goldoni, nel Passeroni, nel Casti, in Carlo Gozzi, e in parte anche in Gaspare la parola riman vecchia, trascurata, ridondante, facile, troppo ancora simile alla societá, che volevano censurare. Qui veramente s’inizia la nuova letteratura. Perché qui nuovo uomo e nuovo contenuto sono nuova parola; rinasce l’arte.

Ma questa idealitá della forma nella sua perfetta armonia ha il suo peccato d’origine. Vi senti la solitudine dell’uomo tra quella societá vecchia e nuova, il silenzio del gabinetto, lo studio e l’imitazione degli antichi, e non sai come quelle armonie ti balzano all’orecchio come reminiscenze confuse, e pensi a Orazio. Quella tanta perfezione ti è sospetta, perché vi senti troppo la lima, e senti in quel travaglio la potente energia individuale, anzi che un risultato collettivo. Quando leggi Voltaire o Rousseau, ci vedi entro la societá francese nel suo movimento, e la lingua di Racine e di Bossuet nel suo cammino. Qui trovi il lavoro personale di un uomo solitario, non abbastanza impressionato dalla vita comune, e troppo ritirato in sé stesso e ne’ suoi libri. Manca alla sua rappresentazione la freschezza e il candore d’impressione ingenua e immediata, quell’aria di moderno e di contemporaneo, che si attinge non sulle vette del Parnaso, ma in mezzo alla societá. Goldoni e Beccaria sono piú